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Tokyo 2020: Elisa Longo Borghini, ruote di bronzo come a Rio

Tokyo 2020: Elisa Longo Borghini, ruote di bronzo come a Rio cinque anni fa. La campionessa ossolana perfetta in un finale stranissimo

(Getty Images)

Battuta dalle olandesi, come cinque anni fa a Rio de Janeiro, ma ancora una volta sul podio con un bronzo che vale tantissimo. Elisa Longo Borghini non tradisce mai quando gli appuntamenti contano e tornerà a casa con la seconda medaglia di fila in una gara che ha riservato la più grossa sorpresa nelle prime giornate di Tokyo 2020.

Nessuno avrebbe scommesso sull’oro della 30emnne austriaca Anna Kiesenhofer. Ma lei è entrata nella fuga giusta all’inizio, insieme a  Carla Hoberholzer (Sud Africa), Anna Plichta (Polonia), Omer Shapira (Israele) e Vera Looser (Namibia). Le cinque hanno preso più di 10 minuti senza che nessuno a partire dall’Olanda reagisse e l’austriaca è andata fino in fondo.

Nel finale Annemiek Van Vleuten ha attaccato, convinta che non ci fosse nessuno tra lei e l’oro (come ha dimostrato la sua esultanza sul traguardo) ma è stata solo argento. Ed Elisa le è andata dietro staccando tutte le altre, con una splendida Marta Cavalli ottava.

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Tokyo 2020: Elisa Longo Borghini felice, l’Olanda ha sbagliato tutto

Appena scesa dal podio, quella di Elisa Longo Borghini è una soddisfazione sincera, confessata ai microfoni della Rai: “se devo dirla tutta, ho sofferto molto il caldo. Non mi aspettavo niente, volevo solo di lasciare sulla strada tutto quello che avevo e così ho fatto La mia continuità di rendimento? L’avevo spiegato anche alla vigilia: io lavoro, metto giù la testa e faccio sacrifici che a volte vengono ripagati e oggi va bene così, va molto bene”.

(Getty Images)

Poi una stoccata alle olandesi, nettamente favorite per tutti i gradini del podio: “Credo che l’Olanda pensasse di avere tutto sotto controllo, invece le è sfuggita una atleta che ha fatto un’impresa. Non ho capito la loro tattica dell’Olanda, ma ho pensato a fare la mia corsa. La responsabilità dell’inseguimento era loro, non certo mia o di Marta che non siamo veloci”.

Federico Danesi

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