Formula 1 (ANSA)
“La Formula 1 deve passare al motore elettrico”: un ex campione stravolge tutto. La nuova rivoluzione è prevista nel 2026
La prima rivoluzione è arrivata quest’anno, con delle monoposto completamente stravolte. Ma la seconda per la Formula 1 è alle porte, perché dal 2026 cambieranno motori e carburanti, per andare incontro alle esigenze dell’ambiente.
L’obiettivo è quello delle emissioni zero entro il mondiale 2030 e l’attuale carburante sintetico, unito al motore ibrido, non basta ancora per raggiungerlo. In più l’ingresso delle due nuove Case, Porsche e Audi, dal 2025 o al massimo dall’anno successivo è strettamente legato al calo dei consumi. Dal 2026 il massimo per ogni monoposto dovrebbe essere 75 kg di carburante contro i 110 kg di benzina attuali.
Ma come ottenere le stesse prestazioni di velocità con motori completamente nuovi e meno benzina? Una soluzione che alcuni auspicano da tempo è quello di sposare l’elettrico invece dell’ibrido. Anche perché la Formula E sta dimostrando di essere un campionato bello e altamente competitivo.
Un’ipotesi che sposa anche Nico Rosberg, che è proprietario del team campione nella categoria Extreme E. Come spiega in una recentissima intervista, “i carburanti sintetici non saranno la soluzione migliore. Se la Formula 1 proseguisse sulla strada dello sviluppo dei motori elettrici, avrebbe un ruolo chiave per lo sviluppo di questa tecnologia. Quindi, dovrebbe passare all’elettrico”.
A quel punto però cosa potrebbe succedere alla Formula E? I due campionati non entrerebbero in conflitto? secondo Rosberg no: “Credo che possano coesistere, perché ci sono molte differenze. Quest’ultima corre nei centri urbani e questa è già una forte attrazione, perché la F1 non ha la fortuna di gareggiare nel centro di Londra, Parigi o Hong Kong. È davvero mitico, facilita l’accesso delle persone che si trovano in città. Quindi, penso che con il tempo continuerà a crescere”.
In effetti il regolamento tecnico per il 2026 non è stato ancora messo nero su bianco dalla FIA e la Liberty Media che organizza il Mondiale. Il dibattito è aperto anche perché i produttori devono capire quali saranno i margini del budget cap e come muoversi, ma intanto l’idea sta prendendo piede.
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