Categories: Editoriale Calcio

Giuntoli riporterà umiltà in un ambiente presuntuoso. Allegri a un bivio con l’ombra di Spalletti fra un anno. Esaltarsi per Rabiot fa… rabbia

La supponenza si scontra spesso con il provincialismo. Accogliere Cristiano Giuntoli con freddezza, quasi con distacco, nel nome del ricchissimo passato bianconero ha poco senso. Sembra pazzesco, ma c’è persino chi fa lo schizzinoso rispetto allo scudetto recentemente conquistato dall’ex direttore sportivo del Napoli, paragonandolo ai nove titoli consecutivi della recente epopea juventina. Per fortuna si tratta di casi isolati, che però rappresentano un segnale di quella presunzione che ha rovinato la mentalità della Signora negli ultimi anni. La Juve può risalire solo con l’umiltà che accompagna il lavoro del nuovo responsabile dell’area tecnica. Quell’umiltà che può essere la pietra angolare di una risalita basata sulla programmazione e non sull’estemporaneità. Di Cristiano Giuntoli parlano tutti benissimo. Da Castori che lo ha conosciuto col miracolo Carpi, ai singoli giocatori ed allenatori che hanno lavorato con lui. Meticoloso, metodico, competente, conosce chiunque nell’ambiente e ha rapporti con tutti. Cura ogni dettaglio, dall’altezza dell’erba nei campi di allenamento, all’alimentazione, alle caratteristiche di ogni allenatore mettendogli a disposizione i giocatori in grado di realizzare il sistema di gioco più congeniale. Non c’è nessun miracolo dietro le sue scelte, ma studio e ricerca sul piano tecnico dei giocatori migliori in grado di rendere al massimo in campo. Campione d’Italia dopo essere arrivato tre volte secondo e due volte terzo, il periodo napoletano parla chiaro per Giuntoli.

Ora il dubbio principale sarà verificare la sintonia che si potrà creare con Allegri. Compito difficile, ma non impossibile visto che già si parla di giocatori giovani tecnici e veloci come Holm e Hojlund rispetto ai tanti nomi accostati recentemente alla Juve. Altro che esaltarsi per la riconferma di Rabiot. Bisognerà voltare pagina rispetto a campioni consolidati, ma vecchi e con poca ambizione. Sarà questa la vera sfida che anche lo stesso allenatore dovrà accettare nel confronto con il nuovo responsabile tecnico. Soltanto i fatti potranno stabilire se questo sarà o meno l’anno della rifondazione bianconera, ma certamente gli orrori degli ultimi due anni dovranno essere cancellati da una nuova filosofia di gioco. Nell’ultimo biennio è stata smantellata un’intera squadra affidandosi a parole vuote come Next Generation e a campioni consolidati venuti a svernare alla Juve. Il disastro e sotto gli occhi di tutti. Giocatori come Vlahović e Chiesa entrati addirittura nella lista degli esuberi o di quelli da cedere per fare cassa. Eppure erano stati acquistati a suon di milioni e con enormi aspettative. Giuntoli dovrà rimediare anche questi errori cercando di capire cosa si potrà salvare e in che modo. Il primo passo sarà il dialogo tecnico con l’allenatore. Una Juve con il 3-5-2 solleva subito perplessità rispetto a una più classica e storica difesa a quattro. E poi c’è l’ombra ingombrante di Spalletti che si profila all’orizzonte. Sicuri che dopo l’anno sabbatico non si ricomponga proprio alla Juve quel binomio che ha stupito il calcio italiano offrendo spettacolo anche in Europa? Insomma i ragionamenti e le prospettive sono molteplici e non esiste una sola strada per giungere alla metà prefissata. Come sempre il tempo e il mercato chiariranno ambizioni ed obiettivi.

Paolo De Paola

Redazione

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