Categories: Editoriale Calcio

Il tempo è galantuomo: Je suis Yacine. 9: non eri uno sfizio e non lo sarai mai

Il tempo è galantuomo, restituisce tutte le verità.  Ma a essere onesti, è l’arco di tempo a contare. È così, come era sbagliato dare per morto il Milan una settimana fa, sarebbe altrettanto errato pensare che tutto si sia aggiustato per miracolo, solo perché il Sassuolo ha battuto l’Inter. Certo la classifica attuale ridà maggior dignità mediatica all’inizio di stagione degli uomini di Stefano Pioli: quando dicevamo “alla fine il Milan ha sbagliato il Derby e basta”, forse non eravamo così lontani dalla verità. Ma, dicevamo, i conti si faranno a giugno: fino ad allora, ritirare i bandieroni e i megafoni, risparmiarsi le buffonate da leoni quando si vince, tornati poi coniglietti quando si perde. Consiglio da girare ai biondini, chi tinto e chi no, di nostra conoscenza.

La cifra umana non si compra su Instagram. E Yacine Adli deve essere un esempio per chiunque, nel mondo del calcio e non. Mai una parola fuori posto, mai una polemica, mai un broncio. “Per questa maglia, gioco anche terzino”: questo ragazzo è la dimostrazione che nella vita, la ricchezza più grande è quello che sei. E Yacine il pianista sarà lo stimolo di chi non riesce a ottenere ciò che desidera: la pazienza, l’orgoglio, la passione smuoveranno sempre le montagne. Siamo tutti YacineAdli.

Di Fikayo Tomori si parla spesso a sproposito, sport olimpico per quelli che ben pensano. Ma le ultime tre prestazioni di Fik sono state bestiali, a livello dei grandi centrali in circolazione nel mondo: quando Tomori è connesso, sono dolori per tutti. E sulle spalle larghe di Fik, Stefano Pioli può trovare il punto di appoggio per sollevare il mondo di una squadra corta, aggressiva, che pressa e che può lasciare metri alle sue spalle, cosciente di poterli recuperare a chiunque in caso di ripartenza avversaria.

Ma questo Milan è davvero da scudetto? Ni. Perché da qui a gennaio bisognerà chiarire il tema attaccante. Era una necessità assoluta, un centravanti con le caratteristiche giuste, di quelli su cui sai di poter contare. Di quelli che, quando chiudi gli occhi e pensi a loro, senti le farfalle nello stomaco e il sapore della vittoria. Che ti fanno andare a letto felici sia la sera prima che quella dopo la partita, solo essendoci. Di quelli che ti fanno dimenticare immediatamente solo a guardarli le cocenti delusioni passate…  E così anche il signor Origi, a cui pensavi di aver affidato il tuo futuro e grazie a Dio così non è stato, sembra passato già da decenni, anche se era qui solo un mese fa. E invece no. Il centravanti non solo non è arrivato (un po' – tanto – per colpa sua, diciamolo), ma è stato definito “solo uno sfizio” nella frustrazione di chi ha fallito e voleva sentirsi bello e completo lo stesso. Per fare i duri, per sentirsi meno fragili. Ma no, non era, non è e non sarà mai uno sfizio. Lo si vede già quando si vince (vedi col Verona), figurarsi quando si perderà. E allora, per essere felici, servirà ancora ingoiare delusioni e non nascondere le proprie fragilità, ma prenderne coscienza. Gennaio arriva in fretta: il centravanti speriamo pure. 

Redazione

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