Categories: Editoriale Calcio

Pioli sarà mai in grado di rimproverare Leao come Spalletti ha fatto con Zaniolo? Il calcio è organizzazione, il singolo conta sempre meno

Il momento cruciale è quando Spalletti rimprovera Zaniolo che non si rialza in fretta perdendo tempo in inutili proteste. In quell’istante si vede la differenza fra un allenatore che non ha timore di alcun approccio perché è convinto delle proprie idee e chi, invece, cerca di non rompere gli equilibri con il proprio calciatore. A chi ci riferiamo? È presto detto: il confronto è con Pioli allenatore (ottimo) del Milan. La nostra è una provocazione, ma anche un invito a migliorare. Secondo voi, Pioli rimprovererebbe mai Leão perché sta sempre per terra a lamentarsi o perché ciondola sul campo per riflettere su qualche errore appena commesso? Dove era Leão quando Giroud segnava contro il Paris Saint-Germain? Per terra, appunto, a lamentarsi, ma nessuno lo ha incalzato perché è difficile dire qualcosa al miglior elemento (in fase offensiva) di una squadra. Il punto è che in una formazione non esistono migliori o peggiori, bensì la squadra, nella sua compattezza e unicità. Ma ci vorranno ancora quanti esempi per capire che l’evoluzione del nostro calcio passa appunto dall’insieme e non dal singolo? Che tristezza ascoltare ancora addetti ai lavori che sottolineano la qualità dei singoli. Si, certo, è lapalissiano affermare che il giocatore di qualità fa la differenza, ma intendiamoci con chiarezza sul concetto di qualità nel calcio moderno. Oggi è sempre più importante la completezza di ogni singolo giocatore in entrambe le fasi di gioco: nell’attaccare e nel difendere. I confronti con la Macedonia del Nord hanno sottolineato la differenza fra le varie concezioni di calcio. Solo un modo di giocare alto e aggressivo può permettere ai singoli di mettere in mostra la propria qualità. E in questo caso l’Italia avrebbe potuto anche realizzare sette o otto reti. Le occasioni le ha create. Segnare otto gol alla Macedonia del Nord riporta il calcio nelle sue giuste proporzioni. Era sbagliato prima, quando siamo stati buttati fuori da un mondiale o abbiamo pareggiato la partita a Skopje con lo stesso Spalletti in panchina. Evidentemente ci vuole un po’ per assimilare concetti anche semplici. E il caso di Zaniolo non è affatto isolato. Per fortuna, la tendenza del nostro calcio e dei nostri allenatori va nella direzione del giusto approccio alla gara e certamente Spalletti potrà contare sempre più su calciatori formati mentalmente. Il nostro ct è comunque il leader di un cambiamento che sta sempre più contaminando il calcio. L’organizzazione di squadra rispetto al valore del singolo. In fondo, le idee costano poco e rendono tanto rispetto al dispendioso valore di un calciatore. Ci sono ancora praterie da esplorare in questo campo: dalla preparazione fisica allo sviluppo tattico. È fondamentale non avere preconcetti o pregiudizi. Soprattutto lasciamo al pleistocene e ai brontosauri del cslcio il pensiero che siano i giocatori a fare la differenza. Oggi non è più così e lo spauracchio della Macedonia ce lo ha insegnato. Nel bene e nel male che abbiamo commesso.

Paolo De Paola

Redazione

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