Tennis

Tragedia Djokovic, tutti commossi: le parole lasciano di sasso

Nel corso di una intervista che ha rilasciato a ‘Today’ il campione serbo, Novak Djokovic, ha commosso tutti con le sue parole molto toccanti 

Novak Djokovic non può dire di aver vissuto una infanzia felice, facile e indimenticabile, come dovrebbe fare ogni bambino del mondo. Lui, nativo di Belgrado, ha visto con i suoi occhi la guerra. Soprattutto quando nel marzo del ’99 la NATO ha dato il suo definitivo “via libera” per quanto riguarda l’operazione “Allied Force” contro la Repubblica Federale di Jugoslavia all’epoca guidata da Slobodan Milošević. 

Novak Djokovic racconta della sua terribile infanzia – Sportitalia.it (Foto LaPresse)

Aveva solamente 12 anni ed ha dovuto crescere in fretta ed in furia. Insieme alla sua famiglia è stato costretto a rifugiarsi non in uno, ma in tantissimi luoghi diversi. Tra questi nello scantinato di nonno Vladimir. Dei traumi che difficilmente potranno essere cancellati dalla sua mente visto. Il campione del tennis ha sempre combattuto con i denti per ottenere quello che voleva. In una intervista rilasciata a ‘Today’ è ritornato a parlare di quei momenti.

Djokovic e l’infanzia terribile sotto le bombe di Belgrado

Sulle sue spalle si è caricato il peso di una intera famiglia. Con il passare del tempo ha restituito tutti i sacrifici che i suoi genitori e parenti hanno fatto per lui quando era solo un bambino. In che modo? Ovviamente giocando a tennis. Ed i risultati, fino a questo momento, hanno parlato per lui visto che è ancora uno dei migliori al mondo. Nel corso dell’intervista racconta di aver vissuto ben due guerre: quelle del ‘92 e del ’96.

Novak Djokovic racconta della sua terribile infanzia – Sportitalia.it (Foto LaPresse)

Nessun atleta poteva lasciare il proprio Paese per poter andare in un altro per partecipare a tornei ed altre competizioni internazionali. Il destino, però, gli ha riservato un grande futuro nel tennis. Anche se in precedenza ammette che non è stato assolutamente facile visto che le cose potevano andare in maniera decisamente diversa. Anche in campo mette tutta la “rabbia” e l’esplosività possibile.

Queste sono alcune delle sue parole a riguardo: “Esiste una connessione con le mie origini. Avevo 12 anni quando la Serbia è stata bombardata per due mesi giorno e notte. I bombardamenti ancora appaiono nella mia mente, soprattutto quando sento il suono dei fuochi d’artificio. Non è bello visto che è stato un trauma. Per questo sono grintoso, forte e molto altro in campo. Il segreto è non mollare mai e crederci sempre. Credo che nessuno può essere in grado di fare quello che ho fatto e vissuto io”.

Cristiano

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