(Lapresse) - Sportitalia.it
L’Europa si è accorta di Simone Inzaghi. E non poteva essere altrimenti. Del resto l’allenatore dell’Inter ha condotto nella passata stagione i nerazzurri alla finalissima della massima manifestazione continentale arrivando ad un passo dalla conquista del trofeo più ambito di tutti nonostante le aspettative contro i giganti del Manchester City fossero ben diverse. Di lì in poi, con l’acquisizione della consapevolezza collegata a quel cammino continentale, il percorso di crescità è stato inarrestabile, portandosi dietro la quasi certezza di uno scudetto conquistato con qualche mese di anticipo rispetto a quando verrà aritmeticamente assegnato. Il paradosso parla chiaro, e grida in faccia a chi un anno fa di questi tempi richiedeva l’esonero di un allenatore che in campionato si trovava coinvolto in un crollo di risultati che sembrava mettere a repentaglio perfino un posto tra le prime quattro. Sembra passata un’era geologica, perchè adesso lo stesso Inzaghi che veniva tacciato di eccessivo buonismo è stato ribattezzato “Demone”. Perchè la sua Inter pratica uno dei giochi più spettacolari ed efficaci del continente, e perchè tutte le big stanno pensando di strapparlo a quei colori nerazzurri che se lo stanno godendo. La società ha concordato con il tecnico, al pari dei calciatori, di demandare ogni discussione al termine della stagione. Troppo importanti gli obiettivi da conquistare e poca voglia di spezzare la magia con discorsi contrattuali. Farlo con una stella in più sopra lo stemma sarà più semplice, a patto che la consapevolezza di questa simbiosi così efficace continui ad essere reciproca e duratura.
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