Victor Osimhen, attaccante (LaPresse) - Sportitalia.it
Limitarsi ad un rigore senza entrare nel dettaglio di ciò che ha rivelato la notte di Barcellona non farebbe il bene del Napoli e nemmeno un buon servizio ai propri sostenitori. Se da una parte le recriminazioni per quel contatto su Osimhen hanno ragione di esistere, dall’altra la sconfitta si lascia alle spalle una schiera di rimpianti per ciò che sarebbe potuto essere ed invece non è stato.
SOFFERENZA COSTANTE SUGLI ESTERNI
Xavi ha vinto la partita grazie alla qualità smisurata di alcuni dei suoi calciatori più importanti, ma anche e soprattutto per lo strapotere tecnico e di gamba palesato sulle corsie laterali. Da una parte Di Lorenzo è parso ancora una volta lontano dagli standard di rendimento della passata stagione nel confronto con Raphinha, e dall’altra anche Mario Rui è andato in sofferenza contro la qualità ed il talento di Yamal. Un azzardo in considerazione delle caratteristiche di chi è rimasto fuori come Mazzocchi, che pure si era palesato come una delle poche note positive anche sotto la nefasta gestione Mazzarri e nei primi riscontri dell’era Calzona. Qualche accorgimento tattico, senza limitarsi a ricalcare le formazioni del passato sperando che le dinamiche di gioco si rinverdissero in maniera naturale senza il lavoro che c’era stato alle spalle, sarebbe stato legittimo e forse avrebbe portato in dote al Napoli un day after con meno rimpianti rispetto a quelli che sta vivendo oggi.
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