Calcio

Bologna, mirino puntato sul sogno. Senza tralasciare i dettagli

Per il Bologna in principio la Champions League era un sogno, forse troppo lontano per essere coltivato. Ma la dimensione europea si è costruita con il trascorrere del tempo. Molto lineare, questo tempo opportuno. Nell’antica Grecia si parlava di kairos, la scelta propizia e istantanea, quella che porta alla sliding door. È l’occasione che Ferguson e compagni sanno cogliere ogni domenica. Lui, capitano e trascinatore, ha già timbrato per ben 6 volte il cartellino. La demi-volèe del Gewiss Stadium è stato un tassello di qualità di un collettivo che viaggia a memoria. Quasi 2 gol a partita nelle ultime 9 giocate nel 2024. Nello spogliatoio nessuno ha mai pronunciato la parolina magica. Però adesso il subconscio, che non è direttamente presente nella coscienza, sta diventando regolare consapevolezza. E giocando così, si fa presto a trasformare i sogni in realtà.

Il quarto posto per il Bologna è realtà, non più un sogno. E la mente progressiva di Motta ha portato il tecnico a spiegare il significato del successo di Empoli, ottenuto con grande caparbietà: “Vincere fa sempre bene, hanno un significato importante. Il gol alla fine viene da un lavoro fatto durante tutta la partita. La frustrazione l’abbiamo quando non diamo il nostro massimo ma per fortuna questi ragazzi danno sempre il loro massimo. Anche quelli che entrano hanno un atteggiamento fantastico. Fabbian merita di giocare, come tanti altri, e quando entra in partita ha questa possibilità di far felici tante persone. I ragazzi vivono questa cosa in modo fantastico, devono anche essere giudicato, ma continuano sempre a lavorare per essere soddisfatti e dare soddisfazioni”.

Un altro aspetto interessante delle parole di Motta riguarda l’incoscienza di un gruppo di sognatori: “Follia fa parte della nostra squadra e di questo sport. Non possiamo controllare tutto, io non guardo alla carta d’identità ma butto nella mischia chi sta meglio. Chi gioca merita, altri lo meriterebbero ma purtroppo non possiamo giocare in più di undici. Quando abbiamo fatto gol abbiamo visto questa unità del gruppo. Questi ragazzi sono speciali e li devo ringraziare perché giocano bene”.

Niccolo Anfosso

Giornalista pubblicista nato nel 2000. Laureato con il massimo dei voti in Scienze della comunicazione. Cresciuto a pane, sport e libri. Alla continua ricerca della perfezione.

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