Primo piano

Costruzione dal basso: la Nazionale ha intrapreso una strada

Torna sporadicamente, per poi affacciarsi con prepotenza nell’universo del dibattito. La costruzione dal basso è un’associazione cognitiva e concettuale che si ripete. La discussione era scattata qualche anno fa, quando il Barcellona di Guardiola incantava in Spagna e in Europa, certificando le trame di passaggio verticali (talvolta orizzontali) per prepararsi a colpire e affondare il colpo in fase offensiva. Un richiamo ciclico, e ora che il calcio si è evoluto, si ritorna sempre lì, a discutere di atteggiamento tecnico-tattico, tra scienziati innovatori e conservatori tradizionalisti della sostanza. La costruzione dal basso permette alla squadra che ne usufruisce di aprire il campo, far scomporre gli avversari nella linea di pressione, fino ad attrarre nella trappola costruttiva la condotta aggressiva avversaria.

Le origini moderne

 

Il precursore moderno è Guardiola, che ha certamente contribuito a diffonderla ad alti livelli. Certo, serve un portiere molto abile dal basso: Neuer al Bayern, Ederson al City sono due prove provate. Molto spesso si parte da un composto di 3+2, alzando gli esterni (dentro il campo) e arretrando il raggio d’azione del regista.

Tra errori e bellezze, la costruzione dal basso è tornata alla ribalta dopo l’amichevole tra Italia e Venezuela giocata giovedì sera negli USA. Spalletti ci punta, ma non la cerca con troppa insistenza. La nazionale tiene i difensori in posizione aperta per la ricezione del passaggio di Donnaruma, come accaduto con Locatelli in più occasioni. Come fosse un difensore aggiunnto che s’incarica di aiutare la costruzione della manovra. Donnarumma non è considerato certo uno specialista con la palla tra i piedi, gli azzurri hanno regalato un gol al Venezuela con un errore di Bonaventura (l’origine è Donnarumma, con quel tracciante centrale molto insidioso per la ricezione) in impostazione. La strada intrapresa potrebbe anche essere quella giusta (in molti la definiscono ‘strada verso la distruzione’), ma servono capacità tecniche adeguate, concentrazione e un tasso qualitativo elevato per praticare quella tipologia di gioco.

Niccolo Anfosso

Giornalista pubblicista nato nel 2000. Laureato con il massimo dei voti in Scienze della comunicazione. Cresciuto a pane, sport e libri. Alla continua ricerca della perfezione.

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