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Thiago Motta e il Bologna, ciò che non sarà mai: una storia con un finale dolceamaro

Alla fine il giorno è arrivato: Thiago Motta dirà addio al Bologna a fine stagione. Lo ha annunciato il club felsineo tramite un comunicato ufficiale. I tifosi rossoblù ci hanno sperato fino alla fine, ma quell’incontro tra l’allenatore e Joey Saputo non ha portato gli effetti sperati. E dopo due anni, dunque, le strade sono destinate a ripararsi. Spesso è complicato trovare le parole per descrivere in poche righe ciò che è stato il cammino di un allenatore, ma in questo caso è diverso. Motta è arrivato a Bologna in una situazione complicata, dopo Sinisa Mihajlovic e dopo che quel gruppo aveva gestito una situazione inusuale per una squadra di calcio. Forse proprio quel primo legame umano ha contribuito in maniera chiara e significativa, perché questo Bologna ha dimostrato di essere una famiglia.

Non si arriva in Champions League per caso, e quest’anno una programmazione seria e concreta, partita dalla mente eccelsa di Giovanni Sartori, ha consegnato a Motta pedine funzionali alla sua idea di gioco. Dalla prima all’ultima partita sempre con la stessa filosofia, senza mai snaturarsi e senza mai accettare l’avversario. Motta ha plasmato questa squadra, ha svolto un lavoro difficilmente pronosticabile. Ha scelto di compiere un altro step della sua carriera; difficile, almeno allo stato attuale, definirlo uno step superiore. Perché a Torino dovrà rimettere insieme cocci attualmente fragili, mentre a Bologna avrebbe potuto continuare a esprimere il suo calcio, tra la realtà della Serie A e la vetrina della Champions League.

Dalla vittoria in Coppa Italia, a San Siro contro l’Inter, fino alle ultime sfide che hanno confermato ciò che è sempre stato evidente in questa stagione: Motta se ne va e ciò che è stato sarà ben impresso nelle menti dei tifosi rossoblù, che l’anno prossimo sentiranno suonare l’inno della Champions. Chissà, invece, cosa sarebbe potuto diventare, con un Motta alla Gasp e ciò che ha fatto con l’Atalanta. Il ciclo con l’allenatore italobrasiliano si interrompe qui, dopo una cavalcata trionfale che ha visto la massima espressione del suo calcio. Ci si ritroverà da avversari, con la certezza di una grande storia che forse avrebbe potuto avere un finale diverso.

Federico Calabrese

Federico Calabrese, classe 2000, è un giornalista pubblicista. In libreria è uscito con “Volare libero”, l’autobiografia di Gianluca Pagliuca e con “Istinto puro”, l’autobiografia di Sébastien Frey.

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