Lautaro Martinez, capitano Inter (Lapresse) - Sportitalia.it
7 gol e un assist nelle ultime 11 partite, considerando anche i 5 minuti giocati contro il Venezuela, quando ha riposato: Lautaro Martinez con la maglia dell’Argentina non conosce pause nell’ultimo periodo, che lo ha visto diventare uomo chiave della Seleccion di Scaloni. Il quale, Scaloni, ha capito di non poter più fare a meno di lui, tanto da essersi inventato il tridente pesante con lui, Julian Alvarez e Messi contemporaneamente in campo.
Una manna nell’inizio di stagione del Toro il gol segnato contro il Paraguay, seppur nella sconfitta rimediata dall’Albiceleste: in partenza per il Sudamerica il capitano nerazzurro ha avuto l’ultimo accenno di nervosismo con quella risposta piccata ad un tifoso che gli rinfacciava di “dimenticarsi” l’Inter: “Ho messo sempre l’Inter davanti a tutto, giocando anche con una caviglia distrutta prima del Mondiale”, il suo appunto social. E’ solo l’ennesimo segnale da parte di un giocatore che ormai è l’anima ed il leader della squadra di Inzaghi, che però come tutti vive momenti più brillanti ed altri di calo. In questo avvio fra l’altro i numeri parlano comunque di 6 gol e 4 assist in 15 partite: non avrà iniziato come l’anno scorso, ma ugualmente il suo apporto lo sta dando eccome alla causa. 5 di questi, con 2 assist, li ha messi a segno nelle ultime 7, ma è chiaro che fanno più rumore le partite in cui non segna contro Juventus e Napoli piuttosto che le altre.
L’impressione è che Lautaro viva un equivoco, che è quello della costante richiesta che gli viene fatta di decidere in ogni partita. In un mondo utopico l’argentino abbia bisogno di staccare, mentalmente e anche fisicamente. Staccare dalla continua necessità di dover dimostrare ogni tre giorni, soprattutto conoscendo la sua fame di gol e la sua notoria esigenza con sé stesso: è vero che i calciatori guadagnano tanto, ma non essendo macchine hanno bisogno di ricaricare le pile. Lautaro punta i più grandi e dunque quando non raccoglie quanto vorrebbe probabilmente accusa più di altri il colpo. Arrivare settimo al Pallone d’Oro per esempio, cosa non da tutti, lo ha accolto con la solita rabbia perché punta in alto, molto in alto.
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