Editoriale Calcio

Il bluff di San Siro da mollare prima possibile: San Donato deve essere l’unica via

Il settore immobiliare a Milano città è sicuramente il più caldo per fare business: basterebbe questa semplicissima osservazione a comprendere perché Milan e Inter hanno deciso di imbarcarsi nell’impresa impossibile chiamata “Nuovo San Siro”. Astenersi dal fornire altre motivazioni pretestuose e ipocrite: non c’è nessun tipo di riflessione “affettiva”, il principio è quello di provare a capire se si può o meno concretamente realizzare la speculazione dei sogni di ogni fondo di investimento. Al sindaco Sala, che ha un problema enorme sullo stomaco, non è parso vero di trovare una possibile scialuppa di salvataggio. E allora via all’offerta per l’acquisto e all’illusione di arrivare a un nuovo stadio per Milano entro il 2030: pazienza se al momento non c’è ancora un progetto né nulla. E già questo dovrebbe far pensare.
Il sindaco di Milano Beppe Sala [Credit: ANSA] – Sportitalia
Perché dopo le rose (in realtà niente più che qualche bocciolo), arrivano le spine: intanto i costi dei lavori di bonifica, che, seconda la “Legge Stadi”, spettano tutti al Comune. Un ostacolo già sufficiente a bloccare tutto, ma semplicemente il primo di un percorso degno della finale olimpica dei 110hs. Anzi, forse meglio non parlare di Olimpiadi: perchè con la brillante idea della cerimonia di apertura a San Siro (6 febbraio 2026), ben presto ci potrebbe essere ulteriore carne a cuocere, non in prospettiva “trasloco” (anche perché per il presunto nuovo stadio, non si muoverebbe ancora nulla), ma per la semplice vita quotidiana dei club, che dovranno capire quando e per quanto lasciare lo stadio e dove traslocare (e far traslocare i loro abbonati, cosa ancora più grave) nel frattempo. Ne riparleremo, a tempo debito.
Tornando a San Siro, ben presto inizieranno manifestazioni varie dei comitati di quartiere e delle associazioni ambientaliste, c’è da giurarci. E arriveranno anche i probabili – pressochè scontati – ricorsi al TAR, che rallenteranno, se non bloccheranno, l’iter. Tutto questo, ammesso che in comune, Sala riesca a trovare una maggioranza utile: i vari Monguzzi e compagnia stanno già preparando battaglia.
In questo scenario apocalittico, aggiungiamo il problema dei tempi: bisogna fare tutto entro settembre, per evitare il vincolo della Soprintendenza, che altrimenti renderebbe non demolibile la stragrande parte dello stadio, cioè fine dei giochi.
San Siro [Credit: LaPresse] – Sportitalia
Che il “Nuovo San Siro” si faccia insomma, al momento sembra mera utopia. E la cosa agghiacciante è che questa considerazione arrivi da una serie di motivazioni che nulla hanno a che fare con quella che dovrebbe essere la principale, anzi l’unica: che il Milan dovrebbe assolutamente, a ogni costo, ambire a uno stadio tutto suo, senza terzi incomodi. Come doveva essere lo stadio di San Donato, dove sono stati spesi soldi, fatica e “sentimenti”. E come dovrà tornare assolutamente a esserlo ben presto, non appena il bluff di San Siro sarà smascherato. Se Red Bird ha una chance di fare qualcosa di veramente importante per la storia del Milan e per i suoi tifosi, quel qualcosa si chiama San Donato: certamente difficile e costosa, ma un’opera finalmente all’altezza della storia, del blasone e del popolo dell’AC Milan. Un messaggio da recapitare ben chiaro a Gerry Cardinale da parte di tutti. E anzichè sprecare tempo a cantare “Cardinale, devi vendere”, forse sarebbe meglio, per il futuro del Milan, cantare “Cardinale, devi costruirci uno stadio tutto nostro, senza l’Inter”.
Francesco Letizia

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