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Motta: “Sono deluso! Ma non parliamo di fallimento. Ecco cosa non accetto. Su Koopmeiners e Bremer…”

Ai taccuini del Corriere della Sera ha parlato in esclusiva l’ex tecnico della Juventus Thiago Motta: “Per me è difficile fare un’analisi di ciò che è successo. Sono deluso, non è andata come speravo, soprattutto in Coppa Italia e Champions. Ma non sono d’accordo quando sento parlare di fallimento: il nostro lavoro è stato interrotto quando eravamo a un punto dal quarto posto in classifica che era ad inizio stagione l’obiettivo prioritario. Quando ho accettato questo lavoro, sapevo che sarebbe stato un progetto triennale, fondato su una rivoluzione della squadra”.

Thiago Motta, allenatore Juventus

Le parole di Motta

Si rimprovera qualcosa?
“Tante cose le rifarei tante cose le cambierei. Nelle ultime due partite abbiamo giocato male e quindi cambierei le mie scelte. Non accetto però che si butti via tutto il lavoro. Eravamo una squadra tutta nuova, falcidiata degli infortuni che stava per raggiungere l’obiettivo prefissato”.

Aveva contro lo spogliatoio?
“Queste sono cose che mi danno fastidio. Possono criticarmi come allenatore, ma chi dice che avevo lo spogliatoio contro è un bugiardo. Sono cose inaccettabili. Mai nessuno con cui ho lavorato ha detto pubblicamente di avere avuto problemi con me. Avevo un buon rapporto con tutti, poi è normale che chi gioca meno possa essere meno contento, ma ma credo di aver dimostrato che chi non gioca oggi può farlo in seguito. In questo periodo ho dovuto ascoltare non critiche tecniche ma attacchi personali. Giudicatemi come allenatore, però non accetto gli attacchi personali”.

C’è stato un litigio alla fine con Giuntoli?
“Non ho mai avuto un litigio con il direttore. Non mi ha mai detto le frasi che si sono lette”.

Come spiega la rottura con Danilo?
“Stavano emergendo giocatori come Savona, era una concorrenza importante che Danilo ha sempre accettato. Il nostro è stato un rapporto normale tra un giocatore e un allenatore. Poi è finito. Va detto che l’obiettivo e il compito del club era anche quello di ringiovanire la rosa”.

Quanto ha pesato l’infortunio di Bremer?
“Tutti i giocattoli sono importanti, però Bremer per questa squadra è fondamentale in tutti i sensi. Con lui in campo abbiamo fatto sei clean sheet. Senza di lui tutto è stato molto più difficile”.

Cosa è successo con Koopmeiners?
“È stato caricato fin da subito di troppe attese. Il costo del suo acquisto ha caricato le aspettative. Ma sono sicuro che saprà fare sempre meglio perché è un giocatore di alto livello. Se mi aspettavo parole di riconoscenza da lui? I social alterano molto la realtà: oggi tutto quello che non si dice pubblicamente se non esiste. Ho ricevuto molti messaggi da parte di calciatori in privato, messaggi di riconoscenza per quello che abbiamo fatto insieme”.

Cosa ha sentito quando è andato via dalla Continassa?
“Ero triste perché quando ho accettato questo lavoro, immaginavo che andassi in un altro modo. Però è stata una grande esperienza, sia a livello professionale che umano”.

È stato un errore cambiare tanti capitani?
“All’inizio era Danilo. Dopo il brasiliano, dovevo trovare il giocatore giusto per quel ruolo, perché per me il capitano non è un gioco. Lo sarebbe stato certamente Bremer, poi la scelta è caduta sul Locatelli”.

Vuole dire qualcosa ai tifosi?
“Vi ringrazio per quello che abbiamo vissuto insieme. La Juve è una grande squadra ha bisogno di vincere. Questa squadra avrebbe avuto bisogno di meno infortuni e più tempo, ma penso che quello che abbiamo seminato resterà. Ai tifosi, quindi dico grazie per esserci stati vicini, anche criticamente, ma sempre con grande amore”.

Federico Calabrese

Federico Calabrese, classe 2000, è un giornalista pubblicista. In libreria è uscito con “Volare libero”, l’autobiografia di Gianluca Pagliuca e con “Istinto puro”, l’autobiografia di Sébastien Frey.

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