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Malore e ritiro obbligatorio: tifosi sconvolti

Il campionissimo esce allo scoperto sul sogno spezzato: “Ho visto nero, mi hanno abbandonato tutti”

“Non ci fu verso, non me lo diedero più“. Il malore gli ha cambiato la vita, la seconda se non la terza vita di uno dei campionissimi dello sport italiano.

Malore e ritiro obbligatorio: tifosi sconvolti (Screen Youtube Televisione Sportiva) – Sportitalia.it

“Mi strapparono un sogno”. Gianni Bugno si confessa a Fanpage.it raccontando quel che è stato e che è tutt’ora a 61 anni, ma soprattutto 35 anni dopo il Giro d’Italia del 1990 che lo ha consacrato come uno dei migliori ciclisti di sempre. Indossò la maglia rossa dalla prima all’ultima tappa, un record che è resistito nel tempo nonostante l’avvento di tanti altri straordinari ciclisti, ultimo Pogacar che è forse colui il quale potrà riuscire nell’impresa.

Ma la grandezza di Bugno rimane e rimarrebbe intatta, per quanto è riuscito a vincere – due Mondiali di fila e una Milano Sanremo, nel complesso 60 vittorie – e per come lo ha fatto, cioè con uno stile e una sobrietà a dir poco unici.

Gianni Bugno, un campionissimo dello sport italiano (Screen Youtube Frank Gudmundsson) – Sportitalia.it

“Ho sempre cercato di vivere normalmente, a me piaceva solo correre e fare fatica. Non volevo che gli altri mi giudicassero per i miei successi – ha raccontato – L’invidia è brutta, un cattivo sentimento. La gente invidia chi vince e ha successo, così nascondevo i miei trofei in fogli di giornale prima di tornare a casa”.

Gianni Bugno: “Ho visto nero, tutti mi abbandonarono”

Nel 1998 il ritiro e una nuova vita, dedita a salvare quella dei ciclisti come lo era stato lui attraverso un’altra sua grande passione: il volo. “È cominciata guardando gli elicotteri della Rai che ci svolazzava sopra e decisi che sarebbe stato il mio nuovo lavoro. Cinquemila ore in volo prima con la Rai e poi al servizio del 118. Dormivo in branda negli aeroporti militari, con turni di dodici ore, anche su piattaforme petrolifere e per gli interventi in autostrada”.

Gianni Bugno: “Ho visto nero, tutti mi abbandonarono” (Screen Youtube Radio Caserta Tv) – Sportitalia.it

Poi nel 2020, un lieve malore e tutto è finito. Gli venne revocato il brevetto e il sogno di volare andò in mille pezzi. Per lui fu peggio che smettere di andare in bici: “Non ci fu verso, non me lo diedero più – ha ricordato con amarezza Gianni Bugno, sposato con due figli. Il maggiore, Alessio, fa il calciatore in Serie D – Ho visto nero, tutti mi abbandonarono, anche la Federciclismo. Avevo programmato tutta la mia seconda vita per quel sogno, che mi strapparono”.

Raffaele Amato

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