Juve, il sogno Conte. E la realtà tra Giuntoli e Tudor
Antonio Conte è l’allenatore più juventino che ci sia in questo momento in Serie A. Quando parla lo riconoscono tutti nell’ambiente bianconero, perché quei concetti sono ben chiari a chiunque abbia indossato la maglia della Juve e ci abbia vinto in una o più occasioni. Quando trasmette fiducia al suo Napoli e ricorda che da qui alla fine serviranno “testa, cuore, gambe; ma soprattutto la testa e la resilienza”, l’Italia bianconera s’illumina. Subito dopo, cominciano le critiche e in pochi si spiegano del perché non sia stato preso in considerazione l’estate scorsa quando era libero. La maggior parte del popolo juventino lo sogna di nuovo sulla panchina il prossimo anno: di scontato però non c’è nulla, anche perché al Napoli sta facendo la storia e bisognerà prima comprendere le intenzioni del suo club.
Antonio Conte, allenatore Napoli (DepositPhotos) – www.sportitalia.it
Oggi l’allenatore della Juve è Igor Tudor. E Cristiano Giuntoli, che l’estate scorsa aveva prima puntato su Thiago Motta, ha garantito che il croato sarà alla guida dei bianconeri sicuramente al Mondiale per Club. Il futuro però è alle porte e anche la posizione del dirigente è da verificare: tutte le fonti interne al club sono compatte nel garantire che l’ex direttore del Napoli non è in discussione, ma storicamente nessun uomo Juve si è salvato in assenza dei risultati e negli ultimi mesi a Giuntoli vengono addossate anche alcune responsabilità gestionali. La qualificazione alla prossima Champions League, cioè l’obiettivo principale della stagione, sarà la sua prima chiamata per rilanciare sul mercato estivo e mettere a posto la rosa come ha già immaginato in questi mesi di lavoro sotto traccia: diversamente sarà dura.
Guardando alla prospettiva, questa Juve oggi ha troppe incognite per andare al passo della sua proprietà. Mentre John Elkann ha già provveduto (via Exor) a mettere le cose in chiaro circa la disponibilità di fare ancora un potenziamento finanziario fino a 110 milioni di euro, se il Cda della Juve lo ritenesse necessario, a due giornate dalla fine del campionato la squadra non è ancora certa di poter centrare il quarto posto. E l’insicurezza è emersa tutta, ancora una volta, da come la squadra di Tudor si è fatta sfuggire di mano il successo contro la Lazio: in una partita condizionata dal gesto fin troppo ingenuo di Kalulu (che ha lasciato la squadra in 10) e dal calo finale che ha spinto la formazione avversaria al pareggio finale per 1-1. La Juve è passata dall’assaporare mezza Champions League a rimettere tutto in discussione: saranno decisive le ultime due partite contro Udinese e Venezia.