Il pasticcio Tudor. La Juventus avrà pure centrato la qualificazione in champions, minimo sindacale per come è stata costruita, ma a livello di gestione e comunicazione raramente ho visto fare peggio in casa bianconera. L’ultima gaffe, la più evidente e preoccupante, quella sul futuro del traghettatore Tudor. Il croato, dopo aver portato a destinazione la barca, non senza difficoltà, in modo tranquillo e ponderato aveva espresso la lecita volontà di conoscere il suo destino prima del mondiale per club, perchè per lui, giustamente, non avrebbe senso guidare la Juve nella nuova competizione estiva per poi farsi da parte e lasciare tutto nelle mani di un nuovo allenatore. Smentendo, di fatto, quanto dichiarato qualche ora prima nel pre-partita da Giuntoli. Passa la notte e con le prime luci dell’alba ecco Anthony Seric, procuratore di Tudor, smentire il suo assistito. Inversione a U, le parole di Tudor sono state solo uno sfogo dettato dalla difficile qualificazione in champions.
Quando la toppa è peggio del buco. Sfogo? Tudor quando parlava a Dazn mi è sembrato tutt’altro che agitato o arrabbiato. Il problema è un altro, già visto prima, dirigenza e allenatore sembrano sconnessi. Com’è possibile che alla Juventus ci possa essere stato un malinteso del genere? Per chi vi scrive è come se Tudor avesse chiamato Giuntoli e quindi la Juve ad uscire allo scoperto sul suo successore tirando fuori un po’ di orgoglio perchè comunque lui ha fatto quello per cui era stato chiamato. Quest’anno alla Juve tra dirigenza e allenatori è stato un corto circuito continuo. Per questo Conte o non Conte deve cambiare anche qualcos’altro all’interno del globo bianconero, una sorta di rivoluzione silenziosa.
Più della Juventus avrebbero meritato il quarto posto il Bologna per il gioco e la Roma per la sua rimonta epica. Adesso però i giallorossi non possono sbagliare l’allenatore del futuro. Sir Claudio ha parlato di un accordo già pronto, i dubbi però rimangono, perchè la trattativa per Fabregas sta diventando un tira e molla totale con il Como. Servono idee chiare, serve un piano A da perseguire a tutti i costi, e al massimo un piano B. Terze o quarte scelte sono vietate se vuoi fare bene perchè parti già con mille incognite. Baroni, invece, ha dilapidato tutto quello che aveva costruito nella prima della stagione tra campionato ed Europa League. Le perplessità dell’inizio si sono viste nel momento cruciale della stagione quando è riuscito a perdere tutto. Ha pagato la troppa euforia iniziale e la prima volta in un grande club. Tutti i dubbi che avevamo all’inizio alla fine sono stati confermati.
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