Calcio

Tare ed il terzo giorno, così è rinato il Milan. Da Allegri ai piani per l’estate. Inzaghi, la corte serrata e la traccia post Monaco

Tre giorni per tornare ad essere il Milan. Tre giorni per una scelta di senso, l’unica possibile, per gridare al panorama italiano e non solo che i rossoneri stanno provando davvero a tornare ad essere ciò cui tutti siamo abituati. Tanto è bastato al nuovo Direttore Sportivo del Milan Igli Tare per riaccendere il tasto “ON” sull’entusiasmo di una piazza ed una tifoseria che aveva trascorso gli ultimi mesi vittima dello scoramento e del disincanto più totale. Una reazione orgogliosa, concretizzatasi nel modus operandi del nuovo Deus ex machina del mercato rossonero: con quel summit a sorpresa e a “domicilio” dall’agente storico di Allegri, Giovanni Branchini, che ha gridato a chiare lettere la fame di grandeur che i colori rossoneri fremono per tornare a rivivere fin dalla prossima stagione. Ne è diretta conseguenza lo sforzo economico della proprietà, che da’ l’ok all’extra budget rispetto ai “soliti” 3,5 milioni di euro stanziati per la voce allenatore negli ultimi anni, e procede a concordare prima e far firmare poi un ingaggio da 5 a stagione. Il Milan era partito in ritardo, ma ha già recuperato e guadagnato rispetto alla concorrenza.

A seguire arriveranno anche le scelte di mercato, per le quali il nuovo DS del Milan ha già fornito degli input piuttosto chiari. Magari passando anche attraverso qualche sacrificio eccellente, doloroso ma inevitabile per supplire allo sfacelo messo in piedi nella stagione sportiva che i rossoneri si sono appena lasciati alle spalle. La prossima settimana potrebbe essere quella dell’addio di Reijnders con vista sul City, a patto che l’offerta salga per avvicinarsi alla valutazione che i rossoneri fanno del loro centrocampista. Il piano è quello di mettere a segno un paio di colpi per reparto, per ristrutturare l’aspetto sportivo e sfruttare il player trading per mantenere in equilibrio il bilancio nonostante il mancato introito della partecipazione alla prossima Champions League. Si cercherà poi di ripristinare i dialoghi con l’entourage di Mike Maignan nel tentativo di arrivare ad un accordo soddisfacente per entrambe le parti in causa, ma con tempistiche ben definite: se i primi contatti non daranno segnali confortanti, si sceglieranno altre strade. Il nome sul quale non si transige è quello di Rafa Leao: per Tare il portoghese è il talento sul quale costruire le fortune del Milan che verrà. Diversa la strada tracciata per Theo Hernandez, i rossoneri ascolteranno ogni proposta con apertura ad un addio, e come abbiamo avuto modo di raccontare le sirene arabe sono economicamente molto stuzzicanti tanto per il giocatore quanto per la dirigenza dei milanesi. Idee chiare, ed applicate velocemente: il nuovo corso ha preso il via.

Theo Hernandez

 

Chi ha memorizzato da tempo la corte serrata sauditi nei suoi confronti è invece Simone Inzaghi. Abbiamo raccontato in esclusiva da metà aprile di quanto l’Al Hilal sarebbe stato disposto a mettere sul piatto per stappare all’Inter un allenatore in grado di portare i nerazzurri per ben due volte nel giro di tre anni a giocarsi la finale di Champions League. Il rilancio di cui abbiamo dato conto negli ultimi giorni è stato ancora più “irrinunciabile” dal punto di vista economico, con il susseguente battage mediatico che verrà messo a tacere in un senso o nell’altro solo dopo il confronto che l’allenatore avrà con la dirigenza e la proprietà, demandato ovviamente ai giorni successivi alla notte più importante della storia recente dell’Inter. 

Con la speranza condivisa da tutti le parti in causa, di iniziare quel summit all’ombra della coppa più bella che ci sia. E poi vada come vada. 

I piani alternativi? Mesi fa raccontammo di quanto la dirigenza nerazzurra fosse rimasta incantata dallo stile di gioco del Como di Cesc Fabregas. Era febbraio, ma quella traccia potrebbe diventare molto di più. Ci sarà tempo e modo di approfondire, dopo la notte più importante. 

Gianluigi Longari

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