Calcio

Inter, equazione già scritta e le conseguenze di una scommessa

L’equazione è semplice. Chivu sulla panchina dell’Inter è una scelta di chiaro ripiego: arriva dopo il primo tentativo andato a vuoto di trattenere un allenatore (Inzaghi) che aveva già scelto il suo destino tempo prima di presentarsi al summit ritenuto risolutivo, e dopo il viaggio a Londra per cercare di smuovere le volontà di una proprietà che se solo volesse farlo, potrebbe letteralmente fare del Como il Paris Saint Germain tale è la forza di portafoglio degli Hartono che detengono la proprietà dei lariani.

Un’equazione, dicevamo, ed allora arriviamo a snocciolarla, tanto appare immediata e logica. Scelta improvvisata=stagione fallimentare. Eppure le alternative non sarebbero mancate, nemmeno nello stato di emergenza dovuto all’evidente ritardo con il quale l’Inter si è trovata ad avere a che fare nella ricerca di un condottiero che avrebbe dovuto ereditare il ruolo di Inzaghi. Lo stesso allenatore che al di là delle alternanze di valutazione dell’opinione pubblica e della stampa, cambiate radicalmente in seguito alla sua scelta di sposare un altro progetto molto più che come conseguenza del risultato di Monaco di Baviera, aveva oggettivamente messo in piedi un miracolo di architettura tattica applicata al calcio. Contribuendo al raggiungimento di due finali di Champions League in tre anni con la conseguente uscita dalle sabbie mobili economiche che soffocavano un club vittima dei debiti della proprietà precedente.

Cristian Chivu, allenatore Inter


Stante l’impossibilità di apportare rivoluzioni alla rosa ed all’impianto di gioco, la decisione presa da un management che si è meritato solo elogi per il lavoro svolto sino alla scorsa settimana, è stata all’insegna della continuità. Evitando così possibili passaggi traumatici dal punto di vista tattico, che non sarebbero potuti essere supportati dagli investimenti necessari per poterli applicare, e scegliendo un allenatore forgiato ad Appiano Gentile, ma con idee che strizzano l’occhio alla modernità ed al calcio totale in cui credeva fermamente il suo predecessore, anche per la formazione calcistica retaggio degli anni all’Ajax che contraddistingue lo stesso Cristian Chivu.

L’idea del tecnico romeno, reduce da un pedigree di sole 13 partite in serie A, contraddistinte da 3 vittorie, 7 pareggi e 3 sconfitte, è che la rosa attuale reduce dallo sfacelo dell’Allianz Arena abbia bisogno di freschezza e di correttivi, ma non di uno stravolgimento. Si proseguirà dunque su una linea di ideale continuità rispetto al passato recente, scommettendo sul carisma del campione del passato più che del tecnico del presente, per ricostruire motivazioni e fame di vittoria in un gruppo apparso svuotato dall’epilogo nefasto dell’ultima massacrante stagione sportiva. In mezzo un mercato finalmente stimolante, ma non tanto per le risorse a disposizione, quanto piuttosto per le idee che lo dovranno contraddistinguere. Molte saranno scommesse, un po’ come quella di Chivu. Che l’Inter spera di vincere, ma che se dovesse perdere rischierebbe di trascinarsi dietro conseguenze potenzialmente letali.

Gianluigi Longari

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