Pep Guardiola, allenatore Manchester City
Pep Guardiola ha vissuto con il Manchester City la prima stagione senza trofei conquistati dal 2017 a oggi. Intervistato da Reuters, l’allenatore spagnolo ha risposto così: “Voglio soffrire quando non vinco le partite. Voglio stare male, dormire male. Voglio che quando la situazione peggiora, mi colpisca. Voglio questo. Sono arrabbiato, il mio cibo ha un sapore peggiore. Non ho bisogno di mangiare molto perché ho bisogno di provare quella rabbia. Perché se non lo facesse, che senso avrebbe? Vincere o perdere. Siamo qui in questo mondo per provare esperienze diverse, stati d’animo diversi”.
La vostra stagione è stata disastrosa?
“Si giudica la felicità se si vince. Si giudica il successo se si vince e si vince. E questo è un problema. Non giudicherò me stesso o la mia squadra in base alle stagioni brutte o buone. Magari finire terzi in una stagione e non mollare mai, altrimenti arrivi decimo, forse è una stagione migliore di quando abbiamo vinto la quarta Premier League di fila. Abbiamo affrontato tante difficoltà, aggravate da infortuni, periodi di riposo, non ero abbastanza bravo per molte ragioni. Forse l’analisi del mio periodo mi fa pensare che la scorsa stagione sia stata migliore. La qualificazione alla Champions League, quando eravamo sul punto di non farcela ha un grande valore”.
Come mai così tante sconfitte?
“Il successo è quante volte ti rialzi quando cadi. Cadere, rialzarsi. Cadere, rialzarsi. I vincitori sono noiosi. È bello vedere gli sconfitti. È allora che impari davvero. Pensate che mi senta speciale perché ho vinto un sacco di titoli? No. Penso che sia speciale il medico che salva vite, chi ha inventato la penicillina. Quello è un genio. Io? Dai, non voglio fingere di essere umile: certo che sono bravo. Lo sto dimostrando da anni, ma il successo che ho avuto mi ha scelto. In certi momenti, per guidare Lionel Messi e gli altri, per essere in quel tipo di posti, ho creato squadre incredibili. Ma altri allenatori, al momento giusto, in quella posizione, forse avrebbero potuto fare lo stesso”.
Cosa si sente di dire a pochi giorni dal Mondiale per Club?
“Giocate bene. Create una buona atmosfera, un buon spirito di squadra. Cercate di far sì che i nuovi giocatori ci portino l’energia di cui abbiamo bisogno per risollevare la squadra. E alla fine, potremo alzare trofei. Lo stress è sempre presente perché vieni giudicato ogni singolo giorno, ma è così. Nessuno mi ha puntato una pistola alla testa per costringermi a scegliere questo lavoro. L’ho scelto io. Non c’è un professionista nel calcio che vinca sempre, perché è impossibile. Lo accetti, migliori, impari e ci saranno buoni insegnamenti per il futuro”.
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