Questo editoriale lo vorrei dedicare al Napoli, partendo da Aurelio De Laurentiis e passando attraverso tutti i suoi collaboratori, chi si occupa di mercato (Manna) e chi no. Su Victor Osimhen, ormai sul punto di definire i dettagli con il Galatasaray, possiamo utilizzare appena due parole per rendere l’idea: ha stravinto. Un po’ come Fausto Coppi e il resto del gruppo: il Campionissimo arrivava, alzava le braccia, andava in albergo, faceva la doccia, si affacciava dal balcone dell’albergo e dopo mezz’ora “festeggiava” l’arrivo del primo inseguitore. Un abisso. La stessa cosa ha fatto ADL all’interno della trattativa per il ritorno di Victor in Turchia, l’ha gestita come se ci fosse sempre un domani, incurante del tempo che stava scivolando, della clausola che era scaduta, delle pressioni mediatiche, di un popolo intero che reclamava Osimhen come se dovesse arrivare gratis.
La tappa svolta è stata quella dell’8 luglio perché ha aperto gli occhi a chiunque, quando si immaginava che sarebbe bastato preannunciare il pagamento di quella somma per riportare Osimhen al Galatasaray. Come se decidessi di acquistare un attico più superattico in centro e dico all’agenzia “bene, lo prendo” senza dare le garanzie necessarie. Neanche mi ricevono e neanche mi danno le chiavi del portone. Da quel martedì 8 luglio il Galatasaray ha dovuto pedalare forte, ha dovuto coinvolgere le banche e i dirigenti di primo piano, sono stati 12 giorni pieni fino a domenica sera (ore 19,08) quando i turchi si sono tolti un grande pensiero e hanno chiuso l’operazione più onerosa della storia. I calorisissimi fan del Galatasary stanno organizzando la festa dell’anno per accogliere Victor, ma con lo scivolare della clessidra ADL non ha perso il controllo della situazione. Neanche per un secondo, malgrado ci fosse meno di un anno alla scadenza del contratto, non dimenticando che far scattare il rinnovo fino al 2027 sarebbe stata necessarla una follia da circa 15 milioni netti.
Il bello di questa storia è che ADL-Coppi ha ottenuto tutto quanto aveva richiesto, se la trattativa fosse andata avanti per un paio di ore avrebbe portato a casa qualche grattacielo. Dovevano essere 75 e sono 75; la dilazione non poteva andare oltre il 2026 e non ci saranno intoppi; la clausola anti-Serie A (sarebbe il caso di dire anti-Juventus) varrà per due anni e se il Galatasaray volesse disattenderla dovrà pagare una follia; mettiamoci un po’ di bonus e saliamo fino a quota 5 milioni; una piccola percentualuccia non la vogliamo? Dieci per cento. Davvero il massimo. Il Napoli incassa i soldi che aveva preventivato, sono circa 150 milioni se pensiamo all’affare Kvaratskhelia dello scorso gennaio e così in un colpo solo abbiamo salutato i due compari del penultimo scudetto perché l’ultimo è di Conte e resta vivo negli occhi. Il Napoli si era già impegnato con don Antonio nel senso che avrebbe fatto mercato ancora prima della conclusione dell’affare Osimhen. Adesso potrà dedicarsi alle rifiniture, ai dettagli, a qualche prestigiosa poltrona all’interno di un palazzo già lussuosissimo. Prendete nota: se avete qualcosa da vendere e state diventando matti da mesi perché non trovate una chiave di lettura, fissate un appuntamento con Aurelio De Laurentiis. Il Fausto Coppi del calcio italiano: soldi, tanti soldi e una squadra più forte, più affamata, più competitiva, per non perdere l’abitudine alla voce del verbo “vincere”.
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