Calcio

Lo scudetto degli allenatori: punti di forza e debolezze dei mister delle top 9

La riproposizione dello scontro tra titani Conte-Allegri – dopo che 10 anni fa l’allora mister juventino vinse tre campionati su tre contro l’Allegri alla prima tornata milanista – è la vetrina in verità di un affascinante Royal Rumble tra gli allenatori delle top nove in Italia. Tra certezze inossidabili come Andonio, ritorni affascinanti come Max, novità magnetiche come il Gasp, enigmi intriganti come Chivu, ce n’è per tutti i gusti.

Ed ecco perché, come sempre, e forse ancora più quest’anno, questo mix tra asset e incognite rende ancora più interessante il campionato dei mister di élite della serie A. Ecco allora allenatore per allenatore delle nove squadre di vertice, quali sono rispettivamente i punti di forza e i punti deboli che possono portare all’obiettivo, che per una metà di loro è lo scudetto, mentre per gli altri sarebbe il posto in Champions.

CONTE:

Plus – La certezza delle certezze. Uno degli allenatori più forti al mondo e punto. Forse il più forte in assoluto sulla lunga distanza del campionato. 6 stagioni complete in Serie A, 5 scudetti e un secondo posto a 2 punti. Quindi il Napoli sa che come minimo arriverà fino all’ultima giornata a giocarsi il titolo. Ma in verità con il mercato ha rifatto la squadra. E se Conte ha vinto da outsider, figuriamoci da favorito…

Minus – Difficile trovarne come detto al Conte di campionato. Se proprio vogliamo, con 300 milioni spesi in 2 anni il Napoli proprio non si può permettere di fare scena anonima in Champions, e questo può portare via forze. Ha in parte ragione Conte quando dice che le critiche sul suo rendimento in Europa sono esagerate, ma è altrettanto vero che Galatasaray e Benfica quando era alla Juventus, e Barcellona B e Shaktar quando era all’Inter sono stati suoi fallimenti dovuti al sovraccarico psicologico nella preparazione della partita senza domani. Il Napoli avrà come obiettivo minimo gli Ottavi, il che lascia lo spazio per gestire il campionato nel girone di ritorno.

Massimiliano Allegri e Igli Tare in conferenza stampa (Sportitalia.it)

ALLEGRI:

Plus – Mentalità, e difesa. Allegri chiude i boccaporti, e soprattutto porta quell’atteggiamento che non fa svaccare la squadra. Del resto alla Juventus del secondo giro, se in Europa ha fatto piangere, in Serie A invece pur senza brillare però non è mai andato sotto un certo standard.

Minus – Il dubbio è proprio in quel “senza brillare”. Lungi da me il cadere nella stucchevole polemica giochisti-risultatisti, ma è altrettanto vero che Allegri nell’essere più realista del re si fa prendere la mano nell’imbruttimento del gioco, e insomma la strategia di arte brutalista può avere senso quando hai uno dei migliori organici come alla Juventus, ma se il mercato del Milan rimarrà a metà strada allora il primo non prenderle è un rischio.

CHIVU

Plus – La ragionevolezza, il contatto umano con i giocatori, il pragmatismo di non sentirsi schiavo del ribellarsi al passato. Chivu è un uomo intelligente che ha capito che non avere continuità con il lavoro di Inzaghi sarebbe un suicidio.

Minus – L’incognita, l’inesperienza. Tutti hanno avuto bisogno di un rodaggio, pure I Guardiola e gli Ancelotti. E quando arriveranno i tempi duri, che all’Inter sono sempre particolarmente coloriti, Chivu sarà messo di fronte alla propria più grossa incertezza.

TUDOR

Plus – La forza della semplicità. Fare le cose necessarie, senza fronzoli, senza complicare. Una normalità che era venuta a mancare quando la situazione di Thiago Motta si era avvitata.

Minus – I limiti tattici. Tudor in tutte quello che ha mostrato è apparso un buon allenatore, ma è sembrato mancare di quel guizzo che serve per fare il passo verso i grandi traguardi.

GASPERINI

Plus – Tutta la sua straordinarietà. E la consapevolezza che in giallorosso vince solo gente che ha le spalle larghe per sopportare le solitudine della leadership.

Minus – Ma non tutti i leader hanno trionfato nella Roma. Il tritacarne giallorosso è proprio la maggior incognita, fatto salvo che con calma la Roma stia costruendo un organico da quarto posto in un anno dove però potrebbe essere complicatissimo arrivarvici.

SARRI

Plus – Conosce tutto, è scafato a tutto, e anche lui ha un livello sotto cui non scende mai. Che forse non sarà sufficiente per la Champions, ma quantomeno per giocarsela.

Minus – In tutti i ritorni il maggiore dubbio è sul rischio di mancanza di freschezza. Di solito si ovvia con un mercato elettrizzante, che ovviamente stavolta non ci sarà. Il maggior pericolo per Sarri è appiattirsi sull’abitudine.

JURIC

Plus – Sicuramente è una novità dopo 10 anni, ma nella falsariga tattica a cui la rosa è preparata.

Minus – Beh, è fin troppo evidente. Che Juric non sia semplicemente all’altezza, il timore c’è. Andando più nello specifico, negli ultimi due anni in cui era chiamato al grande salto, ha sistematicamente fallito.

Stefano Pioli, allenatore Fiorentina

PIOLI

Plus – La forza di chi da anni è abituato a competere ad alti livelli. Pioli ha lasciato un Milan secondo, pur essendo trattato da appestato. E poi la qualificazione in Champions sempre centrata, la semifinale Champions, lo scudetto.

Minus – Tornare ad adattarsi a un profilo da outsider con lo stesso approccio sbarazzino che avevi quasi 10 anni fa. Non è semplice, tanto più che di base la Fiorentina parte sempre con un organico da ottavo posto.

ITALIANO

Plus – La consapevolezza di un lavoro straordinario. Se la squadra non è appagata, potrebbe prendere un vantaggio importante per il quarto posto.

Minus – È vero che già l’anno scorso senza Zirkee e Calafiori sembrava finita, ma è anche vero che due miracoli sono più difficili di uno. Anche Italiano stesso dovrà riuscire a superare la fatica di provare a fare di nuovo qualcosa di straordinario.

Tancredi Palmeri

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