Sarà la mia temporanea e trascurabile personale lontananza dallo scalpiccio delle sporche strade del calciomercato, sarà il vedere il mondo del calcio e il mondo dall’isola di Sicilia che ti apre le conversazioni con l’isola dentro, sarà che oggi ne compio 45, sarà la distanza o Sarah Ferguson, ma a osservare il calcio e le trattative da quaggiù si sorride assai.
Se il pallone era un falò di vanità dove i presidenti facevano a gara a chi ce l’ha più lungo, e dopo aver consumato il confronto tra macchine trofeo, ville trofeo, e mogli trofeo, continuavano a misurarselo con l’estensione tridimensionale della palla che rotola; adesso che i capitani d’industria sono scomparsi il confronto virile tra chi è più superdotato calcisticamente in Italia si è trasferito nelle trattative spendendo i soldi degli altri (perché tranne De Laurentiis, nessuno tratta con il proprio grano, mentre Friedkin non fa sfide e Lotito n.g.).
Tutti vogliono spendere di meno e vogliono uscire come quelli che hanno fregato l’altro, e se questo vale per i comuni mortali che vanno a comprare la caciotta al mercato trattando lo sconto, figuriamoci se non vale per i comuni mortali ma con i soldi degli altri che giocano a rimpiattino a milionate e vanno a spiare sui social l’effetto che fa delle loro azioni senza mai rigorosamente apparire.
Ma siccome sono lo specchio della società che li eleva, diventano immagine deformata ma non troppo dei giornalisti a loro volta sfibrati dall’onanismo de ho dato la notizia prima io, no prima io, no guarda l’orario, no non sono sui social, sì ci sono, no non ci sono ma ore pasti, la notizia è mia no è sbagliata ma me l’hanno detto io che c’entro c’avevo judo, il giornalista delle dive è phonatissimo, stream of consciousness di chi la sa più lunga, che continua a essere una questione di dimensioni.
E la piramide di livore si completa con la base di tifosi che non essendo detentori né dell’attrezzo né dei denari, in una cronica invidia del bene e in una congenita condizione di guardone quale il tifoso è per definizione, si accapigliano sul nulla giocando a fare i professionisti del pulito, attribuendo arbitrariamente patenti di autorevolezza essendo loro naturali motorizzazione della cazzata, e sbudellandosi in prosa su questioni di onore alla fine basate sul fatto che un milionario scelga i milioni offerti da uno o da un altro milionario.
E mentre l’altra metà del paese decide di passare le vacanze davanti al televisore a vedere giovani con gli ormoni vanitosi a Temptation Island, nel calciomercato invece tutti si riuniscono attorno al falò per vedere i Lookman, i Jashari, i Vlahovic, le Inter, Atalanta, Milan, Bruges e Juventus che si fanno le corna, si odiano, si infamano e si disprezzano, ma se mi aggiungi 3 milioni ti ho sempre stimato ed è un piacere fare affari con te ti stimo fratello. Mentre i tifosi che fino alle 23.00 di ieri sera si odiavano a vicenda e lui è un mercenario e i dirigenti sono degli incapaci, alle 23.00 del giorno dopo invece lo abbiamo portato a casa noi, liberatelo, ha sempre voluto venire, e siamo ricchi vi compriamo a tutti.
Che poi, ma quanto ci vorrebbe a risolverla? E Lookman. Ballano 5 milioni tra Inter e Atalanta, la quale si guarda bene dal fare un prezzo fisso che non si sa mai. Ma può un affare di 45 milioni per un 28enne che tra due anni si svincola saltare per 5 milioni? La logica direbbe di no, ma cosa ci mettete a venirvi incontro. Se per l’Inter è così importante ed è disposta a spenderne 45, ma che differenza fa arrivare a 50. Se l’Atalanta è entrata nell’ordine di idee di venderlo a 50, ma che differenza fa farlo a 45. L’accordo è là. Ma alla fine conta chi ce l’ha più lungo, l’orgoglio. Chiamo io chiami tu chiamo io chiami tu.
E Jashari. Altri 5 milioni che ballano tra Milan e Bruges, che ci mette quel savoir-faire di fascino belga per cui sapete quale altro belga era tanto famoso? Esatto, nessuno. Ma se il Milan ha deciso che un 22enne di belle speranze e niente più vale 35 milioni, ma che ci mette ad arrivare a 40. Ma se il Bruges ha vinto la lotteria e può incassare 40 milioni per uno che forse si farà, ma che differenza fa se ne incassa 35. E invece no, come due sfigati al falò di Canale 5.
E Vlahovic. Con il Milan che fa capire che ne potrebbe offrire 10 di milioni ma non adesso bensì l’ultima settimana di agosto quando la Juventus sarà con l’acqua alla gola per non perderlo a zero, e la Juventus che lo lascia andare a 20 ma che bisogna vedere quando arriverà il tictac e salirà il panico. E allora che ci mettete a chiuderla adesso a 15 e tutti contenti.
No, tutti attorno al falò a farsi le corna, e giornalisti e tifosi a litigare, ma se quelli si baciano allora vincono tutti.
Perché più che le porte del calciomercato, quello che conta è il buco della serratura.
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