Era dai tempi di Maradona che il Napoli non era sulla carta favorito per lo scudetto come quest’anno. Perché a ben vedere mai il Napoli ha vinto da favorito. Non lo era certo con Conte l’anno scorso, outsider di lusso ma dietro le solite note, e sicuramente non con Spalletti, quando anzi a Napoli tutti si disperavano per la diaspora degli Insigne e Mertens. Ma anche nelle due stagioni trionfali di Diego, il Napoli vinse nelle annate dove favorite ai nastri di partenza erano rispettivamente la Juventus campione d’Italia in carica e il Milan campione d’Europa in carica. A ben vedere le uniche due stagioni della storia del Napoli in cui è stato il principale favorito sono state di seguito 87-88 e 88-89, quando prima fu beffata dal Milan di Sacchi e poi sorpresa dall’inaspettata Inter dei record. E dunque Conte può spezzare la maledizione: far vincere il Napoli per la prima volta da favorito. E non solo: perché il Napoli non è mai riuscito a vincere due scudetti consecutivi nei suoi primi 4, e in questa speciale classifica è preceduta solo dall’Inter che detiene il record storico, mai capace di ripetersi per i suoi primi 5 scudetti. Il favore per Conte è evidente: una squadra titolare da scudetto a cui è stata aggiunta una panchina lunga (che potrebbe allungarsi ulteriormente), ma in verità con una dorsale nuova nuova che potrebbe tranquillamente essere quella di una squadra campione, tale è Milinkovic-Savic/Beukema/De Bruyne/Lucca.
Un vantaggio evidente però non netto, se come è vero l’infortunio di Lukaku potrebbe tenerlo fuori per tutto il girone d’andata, e il Napoli dovrà provvedere anche alla Champions. Ma c’è un Hojlund che incombe sul San Paolo, e allora sì che potrebbero ristabilirsi le distanze. L’avvertenza è dunque d’obbligo: la griglia di partenza può essere rivista dopo il 1 settembre, e con una finestra (invero quasi mai decisiva) il 1 febbraio.
Dal 2000 a oggi ho sbagliato il pronostico scudetto solo 4 volte su 25: nel 2015 quando dissi Roma e non Juventus; nel 2022 quando dissi Juventus non Milan; nel 2023 quando dissi Milan non Napoli; e l’anno scorso quando dissi Inter non Napoli. A ben vedere, giusto 21 volte su 25, ma sbagliato in 3 degli ultimi 4 anni. Che può voler dire sia che ho le polveri bagnate, ma anche che la lotta scudetto sia diventata molto più imprevedibile.
Conte si prefissa di cambiare il trend portando una squadra a confermarsi campione per la prima volta dopo 6 anni, e badate che si tratta di un digiuno incredibile, perché solo altre due volte nella storia si dovette attendere più a lungo che una squadra si riconfermasse campione: per 7 campionati nel 1922, e le dieci stagioni tra la Juve di Trapattoni e il Milan di Capello. Anche la cabala gioca a favore del Napoli…
Anche perché le altre stanno facendo di tutto per aiutarlo.
A partire dall’Inter, la seconda in griglia di partenza, che ha una rosa che pur invecchiata non può essersi di colpo rincretinita per quanto traumatizzata. Ma che pur ringiovanita negli acquisti presenta però molte incognite strutturali, dalla resa dei nuovi all’allenatore ai cambi tattici, e che insomma rischia di pagare proprio questo rispetto alle certezze contiane.
Alle spalle le solite note Juventus e Milan, con pregi e assortimenti diversi. La Juve ha una rosa più ampia di quanto sembri, ma ha la Champions e ha un gioco che ha trovato stabilità ma fatica ancora a ingranare, con Tudor che sembra Yildiz-dipendente, e dove parecchio sarà collegato al rendimento di David.
Il Milan invece ha due grandi asset: una stagione da sole 40 partite e basta, allenandosi tutta la settimana su un impegno mentre le altre si sfiancano; e un Allegri abile a dare stabilità. Ma se la campagna acquisti è stata ottima, tuttavia ci sono delle lacune di rosa, soprattutto nella profondità di scelta in difesa e in avanti, che rappresentano un fattore di rischio, per quanto limitato dalla mancanza di Europa.
La terza fila presenta le romane, e forse con un diverso ordine di grandezza. Perché la variabile Gasperini può esaltare tutto, ma non è facile da innescare, e il mercato della Roma è ancora in altissimo mare. Di contro quello della Lazio è stato totale calma piatta, ma lo è stato anche in uscita il che non è necessariamente un male. Alla fine Sarri è uno che non scende mai sotto uno standard di qualità, e se la Lazio riesce a neutralizzare il fattore Europa League mi gioco su di loro il bonus sorpresa per inserirsi nella lotta Champions (ripeto: fatto salvo i 10 giorni di mercato che mancano, che oggettivamente si promettono essere piuttosto fitti).
Quarta fila per Atalanta e Bologna: perché le incognite post-Gasp e il mercato in uscita del Bologna, aggiunte alla Champions per l’Atalanta e all’Europa League su cui punta parecchio il Bologna, graveranno assai sulla stagione. Chiude la medio-alta classifica la Fiorentina, che è sbilanciata in avanti e che ci tiene ad alzare finalmente la Conference.
Mancherebbe teoricamente il Como, che in molti danno come outsider addirittura per la Champions. Credo si confermerà e possa insidiare il nono posto, ma credo sia un po’ sottovalutato quanto difficile sia colmare quel gap che va dalla metà classifica all’Europa: un ponte solo l’anno scorso di ben 13 punti, che non a caso negli ultimi 7 anni solo il Bologna è riuscito a attraversare.
Il pacchetto di mezzo prevede anche Torino e Genoa, con meno brillantezza ma più certezze per il Toro, e con il Genoa che ha perso alcuni cardini e dovrà di nuovo reinventarsi.
E poi il mucchio retrocessione che coinvolge le altre 7, con distanze molto ravvicinate come ormai avviene da anni, ma dove deve fare molta attenzione il Verona la cui vita dipende da questi ultimi giorni di mercato dopo aver perso per lunghissimo infortunio Suslov, da cui dipendeva tutto lo sviluppo offensivo. Le altre due più a rischio sono le neopromosse Cremonese e Pisa, dove Nicola e Giardino dovranno provare a inventarsi qualcosa, mentre il Sassuolo con l’attacco di metà classifica dovrebbe avere più facilità, provando a mettersi dietro Udinese e Lecce che hanno venduto pesantemente e hanno molte incognite da risolvere.
Chiusura con il capocannoniere. Nell’anno dei Mondiali, e dopo l’exploit di Retegui l’anno scorso, di solito non si verificano sorprese. Tra tante incognite tattiche e non, Lautaro è una delle pochissime certezze non solo fantacalcistiche, con Kean subito dietro, non a caso primi due favoriti per i bookmaker. Eppure sentite questa: nelle ultime 3 stagioni prima del Mondiale, il capocannoniere è sempre stato Ciro Immobile. E Ciruzzo è appena tornato a Bologna, che fa rima con sogna…
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