Editoriale Calcio

Il teorema De Boer su Juventus-Inter. Comincia la Champions: perché il Napoli può essere finalista

Il teorema De Boer trova la sua massima applicazione nel suo luogo di disvelamento empirico, ovvero Juventus-Inter. Dicesi teorema De Boer quel principio per cui tu e la tua squadra potete rendere letteralmente da schifo, e tu puoi anche essere il peggiore allenatore della tale squadra degli ultimi 25 anni, ma se affronti la partita più sentita dove non c’è bisogno di motivazioni perché si caricano da soli, allora puoi perfino vincere pure se di fronte ti trovi l’avversario nella sua migliore stagione, che lo porterà alla finale di Champions giocando bene. Teorema che prende nome dall’indimenticabile allenatore olandese, vincitore alla quarta giornata per 2-1 di un Inter-Juventus contro l’Allegri che arrivò fino a Cardiff. Che non vuol dire che Chivu sia il De Boer romeno, ma che attribuire significati reali a una partita iperrealista come è Juventus-Inter (o il derby) è sempre sbagliato.

La vittoria per Tudor e Chivu significherebbe sicuramente grossa botta di fiducia ma non di più. La sconfitta per Tudor sarebbe delusione ma per Chivu sì che sarebbe significativa perché vorrebbe dire -6 dalla testa, magari occupata anche da Napoli e Roma, e ricaduta in psicanalisi di un’Inter già fragile.

Se Tudor se la giocherà con Vlahovic e Koopmeiners, vorrà dire che sarà una Juve quadrata e d’attesa, pronta a sfruttare le incertezze dell’Inter. Chivu varerà la formazione tipo classica con Akanj, ma dovrà essere prima accorto ad accantonare per ora gli esperimenti di verticalità visti con l’Udinese, e in generale armare una Inter da spada più che da fioretto, che a Torino non ha mai pagato nemmeno con Simone Inzaghi. Non a caso Inzaghi l’unica vittoria allo Stadium nel 2022 la ottenne con la partita giocata nella maniera peggiore, di rimessa, e non a caso negli ultimi 20 precedenti in quasi 20 anni tra campionato e Coppa Italia l’Inter ha vinto solo 3 volte.

La stagione riprende a bomba, con in 4 giorni prima il derby d’Italia e poi la Champions. Se il nucleo ragionato delle favorite in Europa è sempre quello delle solite 8 e con Napoli e Inter prime delle outsider, a guardare nel dettaglio però questa potrebbe davvero essere la volta buona per Antonio Conte. Il PSG rimane quello che gioca meglio di tutti, ma potrebbe esserci un certo appagamento, e non a caso in 30 anni di formula Champions l’unico a confermarsi è stato il Real Madrid di Zidane. E a proposito del Real Madrid chissà che alla lunga non siano proprio loro i veri favoriti: adesso non giocano minimamente meglio né dei parigini né tantomeno del Barcellona, che è molto più risolto ma continua a essere integralista in fase difensiva, fattore che in Europa si paga sempre. Ricordatevi che in Champions, e soprattutto con questo sistema, vince chi cresce nel momento giusto in corso d’opera, non chi è il più forte all’inizio, e senza dubbio sul piano della rosa nessuno ce l’ha ampia come il Real Madrid. Intriga l’Arsenal, che negli ultimi 5 anni ha vinto solo una Supercoppa inglese e che pure l’anno scorso è andata a un passo dall’eliminare il PSG in semifinale. Ma se c’è un’outsider che può puntare alla finale è il Napoli. Dopo aver vinto il suo scudetto più difficile, per Conte adesso è davvero un’urgenza dimostrare di valere in Europa. Non che per lui sia un dubbio, ma è un dato di fatto che non ci sono precedenti nella storia del calcio per un allenatore così vincente nel campionato italiano e così impalpabile nell’Europa che conta, con il massimo risultato in Champions addirittura solo un Quarto di Finale (più una finale di Europa League). A ben vedere Conte di campagne in Champions ne ha fatte proprio poche, e i Quarti all’Europeo rimarranno un capolavoro incompiuto, ma ripeto una discrepanza simile tra risultati in Serie A e in Champions non ha precedenti (e nemmeno se lo confrontiamo con Premier e Liga), tanto più che su di lui gravano i fallimenti europei della Istanbul bianconera nel 2013 e i due nel biennio all’Inter. Si può non vincere, ma una finale si necessita.

E c’è un dato che il Napoli deve tenere da conto.

Per quanto negli ultimi 20 anni solo 3 volte la Champions è stata vinta da una non inclusa tra le prime 4 favorite (Inter e 2 volte Chelsea), tuttavia la sorpresa in finale di Champions è quasi una regola. Un’outsider, fuori appunto dalle prime 4 big della stagione, che raggiungesse la finale.

E’ successo addirittura 17 volte su 25, e spesso alle italiane, ultima l’Inter ben 2 volte.

E perché dovrebbe essere proprio il Napoli? Per Conte ovviamente, ma perché la rosa è ampia e ben assortita, ovviamente con molte meno eccellenze rispetto alle big, ma anche con molte meno pressioni visto che in Europa si chiede solo di dare soddisfazioni ma senza l’obbligo di successo. Il Napoli rispetto alle altre 8 avanza a fari spenti, e in più potrebbe avvalersi di una lotta scudetto facilitata dalla primavera in poi visto che nella lotta per il campionato il Napoli è l’unico con certezze mentre le altre concorrenti hanno tanti dubbi da risolvere.
Insomma, il 2026 può essere l’anno in cui Andonio può finalmente spezzare l’incantesimo europeo.

Tancredi Palmeri

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