Ousmane Dembélé
Palleggi discutibili, sguardo assente e poca motivazione: per captare questa immagine bisognerebbe sedersi sulla macchina del tempo e tornare indietro alla presentazione di Ousmane Dembélé come nuovo calciatore del Barcellona. Tra meme goliardici, risate e piovose critiche, l’attaccante in quei pochi minuti aveva già dato un chiaro segnale di quella che sarebbe stata la sua avventura in maglia blaugrana. E tutto questo è stato confermato nei mesi successivi, con il francese che spesso è risultato svogliato, priva di ferocia agonistica. E infatti la sua esperienza in Spagna è stata disastrosa.
Due anni fa siamo qui a parlare di Ousmane Dembélé che ha vinto con assoluto merito il Pallone d’Oro 2025. Tra il padre di Lamine Yamal che ha parlato di furto fino a un’opinione pubblica che ha giudicato immeritato questo trionfo, la realtà è invece un’altra e ben visibile: Dembélé ha meritato il trionfo e le sue cifre parlano chiarissimo. 53 presenze, 35 reti, una Champions vinta da protagonista. Nel 5-0 in finale all’Inter ha contribuito con 2 assist, suo il gol della vittoria a Liverpool e sul campo dell’Arsenal. Sua la tripletta a Stoccarda nella partita che ha mandato il PSG ai playoff.
Dembélé è passato dai capricci di Barcellona all’essere un trascinatore a Parigi. Il lavoro che è stato fatto su di lui, a livello mentale, è stato importante. Un duplice lavoro perché deve sempre esserci la combinazione e la collaborazione di entrambe le parti. L’attaccante ha deciso di fare più di un passo indietro, mettendosi a discussione e resettando quanto di dannoso e superfluo era presente nella sua vita.
E proprio quel click sul telecomando gli ha permesso di salire a un livello spaventoso, perché se la sua espressione facciale fatica a far capire qualcosa, evitando di tralasciare particolari emozioni, è con le sue sgasate, le sue reti e il suo apporto tecnico, tattico e mentale che Dembélé fa capire di essere diventato un calciatore completo e decisivo. Magari non abbiamo ancora un successore di Messi e Ronaldo, magari è vero che Lamine Yamal di Palloni d’Oro ne vincerà 10. Ma è altrettanto vero che quest’anno il trofeo è andato al giusto vincitore. Perché Dembélé è il simbolo della rivalsa, l’elogio del riscatto.
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