Che nel 2025 si debba ancora discutere nella presunta Capitale economica d’Italia (una stalla a cielo aperto) se sia giusto o meno fare ciò che a Londra è stato messo in pratica più di 20 anni fa, riassume a sufficienza quanto l’Italia sia un Paese inadeguato, come gran parte della sua classe dirigenziale. Lo ha capito persino il sindaco Beppe Sala, non esattamente il più lungimirante dei politici: a lui andrà per lo meno il premio del “Meglio tardi che mai”, se tra oggi e lunedì, le aree di San Siro passeranno di proprietà a Milan e Inter, con ovvia demolizione dell’attuale impianto in favore di un qualcosa che provi quantomeno a salvare dell’intero calcio italiano. Un tifoso del Napoli o della Juventus potrebbe pensare “che me ne importa”: niente di più sbagliato. Milan e Inter rappresentano una fetta enorme del tifo italiano, nonché due delle prime tre squadre d’Italia per blasone e fatturato, nonché rappresentanti di Milano, che Lucio Dalla definiva “vicina all’Europa”, ma che oggi è più vicina al Terzo Mondo. Spiegare perché serva un nuovo stadio ormai, non è un argomento: chi lo voleva capire, l’ha capito, e chi non l’ha capito, finge, oppure ha degli interessi personali o politici, oppure fa dubitare della sua intelligenza. Mi limito solo a due scenari, se davvero esistesse qualcuno che in buona fede ancora insiste con la lagna del “Teniamo San Siro”: non c’è UNA possibilità che San Siro così com’è sia un impianto per accompagnare il viaggio di due club ambiziosi, così come non c’è UNA possibilità che l’attuale San Siro sia ristrutturabile a costi e condizioni valide. Morale della favola: se dovesse saltare la vendita, i Milanesi si terranno un ecomostro di cemento (e meno male che siete Verdi!) a loro spese, mentre Milan e Inter andranno a giocare ovunque gli permetteranno di realizzare ciò che in maniera sacrosanta chiedono, con già troppo colpevole ritardo. Lo snobbismo nei confronti del Calcio, una delle prime aziende del Paese, è durata già fin troppo: l’Italia farebbe bene a non tirare troppo la corda nei confronti di RedBird e Oaktree, perché, al netto di errori calcistici e di critiche tecniche assolutamente ammissibili, i tifosi dovrebbero essere grati a chi decide di investire miliardi di euro in una nazione ostile con le sue decisioni. E se si scocciassero gli Americani? Mi immagino, i signorotti dell’Area C in giro in bicicletta, a organizzare la colletta per comprare l’Inter e il Milan, con ovvi meravigliosi risultati. Se qualcuno dunque da qui a lunedì si dovesse prendere – maggioranza, opposizione e opposizione della maggioranza – la responsabilità di far saltare l’unica operazione politica sensata a livello sportivo degli ultimi 30 anni, si ricordi poi di metterci la faccia davanti a milioni di tifosi che vedranno diventare la Serie A inferiore a campionati come Belgio, Olanda, Turchia, Portogallo, Polonia. Tutti posti dove gli stadi sono migliori e i Governi pure: altro che pensare alla Premier, alla Liga e alla Bundesliga. Altro che “La pirateria uccide il calcio”: a uccidere il calcio è l’arroganza di ritenerlo “solo” uno sport, di paragonarlo ad altri sport e di sminuire la sua enorne valenza nella vita di questo Paese. Prendete uno dei “No Stadio” e fategli una domanda semplice, che basterà a fugare ogni vostro dubbio e a concludere ogni eventuale discussione con loro: “Ma a voi il calcio interessa?”. Risposta – se sincera -, scontata: valutate voi poi se dargli retta ancora… Anche se avreste dovuto farlo al momento di votarli. Per questo, nel caso dovesse succedere l’irreparabile, vogliamo i nomi e i cognomi da non dimenticare alle prossime elezioni e da ringraziare adeguatamente, destra o sinistra che sia: così avranno i loro 5 minuti di celebrità, nel ruolo di assassini della passione più bella della maggioranza degli italiani. Alla faccia della democrazia e della libertà di cui si riempiono la bocca, ma di cui evidentemente se ne fregano altamente. In conclusione, mi auguro giovedì prossimo, di poter parlare senza dubbi del Nuovo Stadio di Milano, progettato dagli architetti Forster e Manica, gli stessi che hanno creato Wembley più bello e più iconico del precedente, come si usa fare nella parte del mondo civile dove infatti si gioca a calcio ad alti livelli.
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