Calcio

Pio Esposito è bravo (e predestinato) non da oggi. Peggio per chi lo celebra in differita

Pio Esposito titolare, protagonista, mattatore, diventa una notizia quando una notizia non è.

Noi facciamo fatica, grande fatica, ad abituarci alla normalità: ogni cosa appartiene al mondo del fantacalcio, eppure dovremmo capire – sapere – che in giro per l’Europa e per il mondo non funziona così. Quando hai 20 anni, come nel caso della pepita ben custodita dentro il forziere dell’Inter, di solito hai già una quarantina di presenze nella Nazionale maggiore, ti considerano in base al talento, non si pongono limiti e ritengono di routine un passaggio che dalla nostre parti – in modo assurdo – viene considerato straordinario.

Alfredo Pedullà analizza la gestione di Pio Esposito: bravo e giustamente iscritto all’elenco dei predestinati

Pio Esposito prematuro

Quando capiremo che a 20 anni non sei giovane, ma hai già maturato le esperienze necessarie per importi, forse sarà troppo tardi. Un paio di mesi fa veniva ritenuto impossibile, comunque prematuro, il fatto che l’Inter dovesse puntare su Pio avendo Thuram e Lautaro in organico.

Gestione Camarda: paragone

Guardate la gestione di Camarda, un 2008 certo e non un 2005, ma per l’intera scorsa stagione al Milan gli hanno fatto venire il mal di testa sballottandolo tra Under 23, prima squadra, qualche comparsata in Champions e una gestione troppo superficiale e figlia del caso.

Lo hanno mandato a Lecce la scorsa estate, facendogli bruciare un anno  di carriera, nell’indecisionismo di chi avrebbe dovuto capire con un po’ di anticipo che la necessità di Camarda è solo ed esclusivamente quella di giocare, giocare, giocare fino a consentirgli di maturare le esperienze necessarie per il definitivo salto di qualità.

Il fiuto dell’Inter

Certo, meglio capirlo tardi piuttosto che mai, ma sarebbe stato logico spendere due minuti di riflessione in più per non entrare nel frullatore dell’assurdo. Pio Esposito ha fatto la trafila necessaria prima di imporsi, sotto quest’aspetto l’Inter è stata lucida e sufficientemente coerente.

Lui si è legato allo Spezia e per riconoscenza nell’estate del 2024 ha preferito completare l’esperienza in Liguria, con la certezza di giocare un bel numero di partite, piuttosto che svernare in prestito da qualche parte (il Torino ci aveva provato più di altri club) senza le garanzie necessarie per completare il suo percorso di crescita.

Pio Esposito: cosa è cambiato

Adesso, quando segna e stupisce, enfatizzano la normalità: basterebbe spiegare, ma spesso non ne sono capaci, che Pio Esposito sta semplicemente confermando il suo grande talento senza un condimento di aggettivi e di narrazione che non aiutano il ragazzo.

Se il ragazzo è bravo, bravissimo, fai cronaca e racconta chi è, magari senza stupirti e vendere esagerazioni, sarebbe bastato seguire il suo percorso. Prima della sessione estiva di calciomercato, il Napoli era disposto a mettere sul piatto una quarantina di milioni, bonus compresi, per strappare l’impossibile all’Inter.

Impossibile perché l’Inter neanche per un minuto è cascata nella tentazione di privarsi del cavallino rampante. Marotta e Ausilio avevano deciso di puntarci, con l’avallo di Chivu, sapendo che l’enorme personalità del ragazzo – non soltanto la tecnica – avrebbe consentito di attutire qualsiasi colpo e di prevenire ogni ipotetico pericolo.

Critiche sterili

E allora giudicatelo per quello che è, senza gonfiare articoli o titoli come se fosse lo stupore tipico di una mentalità tutta italiana. La sorpresa sarebbe stata se Pio Esposito non si fosse imposto, ma noi siamo bravi a perdere tempo sulle cose scontate spacciandole per grandi sorprese, celebrandolo in differita. E magari ignoriamo le cose davvero importanti per mancanza di attributi.

Alfredo Pedullà

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