Calcio

Conte sembra Allegri – di fine Juventus. Il Milan con fede dittatoriale. Inter finalmente brutta. Juve illusa? Gasp capoccia

Conte sembra sempre più Allegri. Cosa che non era mai successa sotto quasi nessun punto di vista finora in carriera.

Ma un Max Allegri particolare. Quello post-Cardiff. Non quello di adesso, ma quello che per due anni tirò a campare alla Juventus – certo vincendo due scudetti, che direte non è certo un mal campare, ma esclusivamente grazie a una rosa infinita della Juventus che vinse per inerzia, ma assortendo nel frattempo figuracce in Europa, e giocando male che aiutami a dire male, al punto che Allegri fu cacciato a furor di popolo.

Cosa che al Napoli non accadrà e non accadrebbe perché la fame atavica di scudetti fa accettare qualunque cosa, ma nel dettaglio quell’Allegri nell’ultimo biennio della prima avventura bianconera era una costante irascibile, livorosa, chiusa a riccio e capace di difendere l’indifendibile pur di non ammettere le proprie colpe. Mancava solo la polemica arbitrale, ma in quel caso Allegri proprio non poteva lamentarsi…

Napoli sì ma col mal di Champions

Ora, quanto il Napoli sta proponendo in Champions lascia esterrefatti. Mai mi sarei aspettato che una squadra di Conte potesse essere umiliata così a Eindhoven. Ma paradossalmente mi sarei aspettato ancora meno che dopo una disfatta simile, la reazione di una squadra di Conte potesse essere quella asfittica vista contro l’Eintracht.

Con il condimento di conferenze attorno a protestare su tutto ma non a guardare la realtà. Mentre in campionato almeno rimane primo, ma il gioco è peggiore dell’anno scorso. Niente di tutto questo corrisponde all’eccellenza che conosco e riconosco in Antonio Conte. E non vorrei che stia trasmettendo questo rifugio nelle attenuanti anche alla sua truppa. Bologna sarà importante, perché contro una avversaria solida mentalmente sarà pericoloso vivacchiare.

Sicuramente il Napoli di Conte ha una fede cieca dal proprio popolo, ma da quel punto di vista sembra messo anche meglio il Milan.

Il Milan con fede dittatoriale

L’atmosfera che ammanta i rossoneri, tra tifosi e giornalisti al seguito, ricorda quella da fanatismo religioso con obbedienza dittatoriale nel proprio leader, tanta è l’ambizione che questa stagione porti lo scudetto della seconda stella. Una cosa simile Allegri non l’aveva mai sperimentata in carriera. Prendete ad esempio Leao, arrostito ingiustamente per il pareggio contro la Juve e che invece come era giusto che fosse meritava qualche prova supportato da una forma affidabile. In generale il Milan contro la Roma ha fatto i secondi 55 minuti alla grande, i migliori in stagione, probabilmente possibili proprio perché Allegri può chiedere qualsiasi cosa al mondo Milan e lo otterrà, fede assoluta e acritica in cambio dell’obiettivo finale.

Inter e il calcio brutto

Chi al calcio brutto non era abituata era l’Inter. E adesso l’Inter è finalmente brutta, e vincente. Nel senso che con Inzaghi, ma anche poi con Chivu, non c’era verso di poter vincere una partita giocando male o demeritando.

L’Inter era condannata comunque a fare meglio. Tra Verona e Kairat è stata prima brutta e fortunata, per quanto determinata, e poi arruffona e distratta, per quanto produttiva. In tempi non troppo lontani non avrebbe vinto né una né l’altra partita. Riuscirci è a suo modo un buon segnale, sempre che contro la Lazio, e poi il derby, e l’Atletico etc, capisca che la vacanza è finita.

Juve tra illusione e realtà

Sembrava tutto troppo facile a Cremona per la Juve. Con lo Sporting invece si è tornati ad assaporare l’amara realtà. Per quanto la prestazione sia stata deludente, ma non pessima, ed è un passo avanti rispetto a Tudor.

Miracoli non ne avverranno, sicuramente non in Europa, però c’è una strada di serietà che Spalletti sembra stia tracciando, ed è semplicemente l’unico percorso obbligato da cui passare, rendendosi conto che si crescerà ma gradualmente. E vincere il derby col Toro può aiutare tanto in tal senso.

Roma e Gasperini capoccia

Infine Gasperini e la Roma. Che con tutte le critiche e le delusioni nei big match, ma intanto rimane a -1 dalla testa. E se vincesse in casa contro l’Udinese lo sarebbe ancora almeno, e sottolineo almeno. Eppure c’è un qualcosa di incompiuto. Ovvero il fatto che Gasperini sembri capace di fare qualcosa che nessun altro o quasi riuscirebbe a compiere, ma che alla fine perda sempre alla stessa maniera.

Un Gasp capoccia. Sembrava impossibile che potesse cambiare la Roma, e invece ci sta riuscendo. Sembra paradossale che l’ultimo passo che ancora manca possa essere dovuto al fatto che non riesca a cambiare lui.

Tancredi Palmeri

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