Massimo Pavan giornalista Sportitalia
Succedono cose strane in Serie A, succedono delle vere e proprie Stranger Things che vanno oltre la quinta stagione che sta per uscire.
Qualcuno ha nettamente nostalgia di rivivere gli anni ’80, che ogni tanto questa serie ricorda in maniera un po’ malinconica. E sì, anni ’80, all’interno dei quali non c’era il VAR: c’era la moviola, c’erano le polemiche.
Ora c’è la tecnologia, ci sono le mille telecamere, ci sono le mille analisi, ma soprattutto c’è un arbitro che non decide, che non conta più nulla e le polemiche sono tali e quali all’epoca del Telebeam
Eh sì, perché l’arbitro ormai conta veramente poco, e chi decide lo fa davanti a un video. Ma il problema è che chi è davanti al video, a volte, o non ci vede, o ci vede male, oppure non vuol vedere.
In questo weekend abbiamo assistito all’ennesima decisione totalmente assurda.
Vedere un uomo al VAR che richiama un arbitro per un fallo come quello di Milan–Lazio è qualcosa di assurdo.
Non è la classica chiara occasione, il classico “chiaro errore”, così come non era il classico chiaro errore quello di Fiorentina–Juventus della settimana precedente.
Ma la situazione grottesca, questa volta, viene condita da succulenti ingredienti.
Il primo ingrediente è l’allenatore del Milan, Allegri, che si permette di bloccare l’arbitro prima che vada al VAR, quasi con un’intimidazione definita dal diretto interessato “gogliardata”, venuta male potremmo dire.
Siamo passati da “Dov’è Rocchi?” a “Dov’è l’arbitro?” per placcarlo e dirgliene quattro, addirittura prima che questo vada a vedere le immagini.
Una cosa del genere non è tollerabile: meriterebbe una squalifica esemplare, forse.
Detto questo, l’assurdo, dopo una chiamata inconcepibile, è l’arbitro che — di fronte a una chiamata che non aveva senso — si inventa un fallo che non c’è, su un rigore che non c’è.
Alla fine si sono persi esattamente otto minuti per vedere il nulla. E alla fine, con una società che fa silenzio stampa protestando su un episodio dubbio, si discute di qualcosa che si poteva o non si poteva dare, ma che sicuramente non si doveva gestire in quel modo.
Cinque domande il caso Juve
Non si fermano qui in questo fine settimana. Cinque quesiti attanagliano la Juventus, sempre settima e fuori dalla zona Champions con impegni pesanti all’orizzonte e con la sensazione di aver perso quattro punti di piombo tra Torino e Fiorentina.
La prima è che la Juventus, per trovare un arbitro fortunatamente equo, il signor Crezzini, ha dovuto aspettare 12 giornate. E l’ha trovato in un esordiente con cinque partite in Serie A: un record. E, francamente, è stata la prima volta in cui si sono visti falli giudicati nella maniera corretta, una buona personalità e anche un recupero totalmente in linea con quello che era il tempo perso. Ce ne fossero di arbitri così: speriamo che questo arbitro non si perda nei meandri del VAR e di altre dinamiche.
Quello che continuiamo a vedere, in maniera abbastanza oggettiva, sono le valutazioni di falli, punizioni e cartellini che continuano ad avere una disparità assolutamente gratuita.
Anche in questo fine settimana ce ne sono stati tanti di interventi che gridano vendetta rispetto al passato.
Questa è anche la settimana che porterà a Napoli–Juventus. Per i bianconeri è la partita del dentro o fuori, nel senso che una sconfitta li porterebbe a una distanza importante dal Napoli, ma oltretutto anche dal gruppo di testa.
Per una squadra che si trova al settimo posto in classifica, le occasioni per rientrare magari ci sarebbero, ma non sarebbero poi più tante. Calendari alla mano, i processi sarebbero molto pesanti.
Processi che riguarderebbero tutti: al momento l’indiziato particolare principale di questa Juventus è chi ha fatto il mercato.
Oltre a questo, ci sono cinque domande per le stranger things di casa Juve.
La prima – Chi ha fatto il mercato? Non sappiamo se il mercato l’abbia fatto davvero Comolli, ma se l’ha fatto dovrebbe farsi delle domande e darsi anche una risposta, proprio come faceva qualche giornalista qualche anno fa.
La seconda – Come mai nessuno degli acquisti fatti finora ha reso secondo le attese?
La terza – Come mai un giocatore scambiato col Porto, al Porto gioca, e l’altro giocatore non vede il campo?
La quarta – Come mai si sono spesi 45 milioni per Openda e non si è speso potenzialmente qualcosa in più per un giocatore che ha un rendimento sicuramente migliore in Inghilterra al Tottenham?
La quinta – Come mai non si è deciso di rinforzare il centrocampo e invece si è rinforzato un attacco che, alla fine, non è stato rinforzato, numeri alla mano?
Cinque domande: altre cinque Stranger Things, che però in questo caso riguardano la Juventus.
E tutto questo basterebbe per aprire un caso, ma aspettiamo. Vediamo cosa succederà domenica prossima: magari arriva una “spalletta”, la classica fucilata nella notte, e cambia tutto. Ma ad oggi la classifica ci dice questo, situazioni strane esattamente come quello che succede in sala Var, in entrambi i casi a soccombere è la Zebra.
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