La Juve ha il forte sospetto di aver preso lo Spalletti sbagliato, quello che faceva danni a Coverciano e che ogni mattina si svegliava con un’idea diversa.
Lucio voleva stupire con effetti speciali, la riteneva la missione più importante della sua lunga e prestigiosa carriera, ma quando ci metti tanto pathos con il contorno di ansia alla fine rischi di complicare tutto.
Infatti, Spalletti prese tre schiaffi in Norvegia, la squadra non lo digeriva più, sarebbe stato meglio fare un’inversione di tendenza e affidarsi a un altro commissario tecnico. Chi conosce bene Lucio, garantisce che l’abbia digerita malissimo. Peggio di quella volta ai tempi dell’Inter quando lo lasciarono a spasso malgrado una qualificazione Champions che lui riteneva miracolosa.
Se la segnò talmente al dito che per i due anni successivi disse no a tante proposte prestigiose, in modo particolare quella del Milan che lo avrebbe convocato in coda al posto di Giampaolo. Spalletti voleva far scontare all’Inter, stipendio dopo stipendio, quella scelta di mandarlo a casa malgrado un’impresa. Il Milan andò su Pioli, non avrebbe potuto aspettarlo, e lo storia si consumò in dieci minuti.
Il miglior Lucio è quello che ricama calcio alla larga da qualsiasi pensiero personale. La Juve teme che sia rimasto a Coverciano e confida di poterlo ritrovare presto. Il tempo ci sarebbe, utilizzo il condizionale perché bucare le sfide con Bologna e Roma significherebbe entrare in un altro frullatore.
E sarebbe forse la conferma che la Juventus pensa, sbagliando, di cambiare allenatore ogni cinque minuti per risolvere problemi molto più grandi e che sono in vigore dal 2020 (ultimo scudetto).
Se ci pensate bene, la sindrome è quella della Ferrari: strapagano il pilota, l’entusiasmo iniziale è alle stelle, poi scoprono 1000 problemi al minuto e si ricomincia daccapo. Magari strapagando un nuovo pilota e ignorando purtroppo gli altri problemi – strutturali o di gestione – che non possono essere nascosti iniettando ogni anno nuovo denaro nella casse. Prima o poi questo giochino ti porta alla perdizione.
Ma Spalletti deve tornare presto alla Continassa, anzi “deve sbarcare” più che tornare. L’autocritica in conferenza di ieri è la conferma che a Napoli ha sbagliato.
Perché il vero Spalletti non giocherebbe mai con Yildiz e Conceicao di punta nel 3-5-2, non esporrebbe Cabal a figuracce in un ruolo non suo per farsi asfaltare da Neres, non toglierebbe Yildiz per raccontarci di Openda “uno che è costato 45 milioni”.
Ma se Yildiz è l’unico che ti ha salvato (a Bodo, contro il Cagliari, al Maradona) ci vuole coraggio per pensare che sia un responsabile, seguendo una linea giornalistica senza senso e talvolta con poca competenza. Oltretutto facendo una ramanzina a caldo nel riguardi di Kenan piuttosto che a se stesso (ah Lucio, Lucio…) per il modo strampalato di raccontare le cose.
Senza difendere l’unico talento che, da quando sei arrivato, ha davvero dimostrato di essere da Juve. Mentre Spalletti è ancora segnalato a Coverciano, incredibile ma vero: ditegli di salire immediatamente sul prossimo Frecciarossa da Firenze a Torino, è già in clamoroso ritardo. Ieri ha fatto retromarcia e ha annunciato Zhegrova titolare stasera contro il Pafos. La morale è una: non c’è più troppo tempo.
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