Come una canzone dal ritmo semplice e facile da ricordare, puntualmente ritorna alla mente di tifosi e addetti ai lavori l’ipotesi Vincenzo Italiano sulla panchina del Napoli.
L’ultimo in ordine di tempo addirittura l’allenatore della Juventus (anche lui ex tecnico degli azzurri), il quale in conferenza stampa, alla vigilia della gara contro il Bologna, svela un retroscena risalente proprio ai tempi del suo addio: “Da Italiano si possono imparare molte cose, secondo me è uno dei più forti che abbiamo. L’ho consigliato a tutti, non solo al presidente De Laurentiis”.
Vero, oltre a preannunciare (assieme al partente Giuntoli) le difficoltà rispetto alle gestione di quello che poi sarebbe diventato il “caso Osimhen”, con le valigie il mano Luciano Spalletti trovò il tempo di consigliare il suo “erede”, il profilo ideale per portare avanti quell’idea di calcio che soprattutto nei primi mesi di quella stagione aveva incantato l’Europa intera. C’erano però degli equilibri da salvaguardare tra Napoli e Firenze, Commisso s’impuntò nei colloqui con gli operatori di mercato (nessun contatto diretto tra i club) e non se ne fece nulla.
Ma quelle parole di stima dopo Napoli-Spezia 1-2 (era i 6 gennaio 2021) continuavano a riecheggiare. E prima di scegliere Conte, più di una persona, a Napoli come a Firenze, era pronta a scommettere che sarebbe stato proprio il tecnico nato a Karsruhe a sedersi sulla panchina azzurra dopo la disastrosa annata post terzo Scudetto. Nein. Toccò ad Antonio Conte risollevare le sorti della squadra partenopea. E a veduta ragione, visto l’arrivo del quarto Scudetto.
Altrettanto ragionevole è pensare a Italiano se e quando il salentino dove salutare gli azzurri. I risultati, con una rosa di valore inferiore a quella dell’anno scorso, che anzi sta contribuendo a valorizzare (vedasi il ritorno di Bernardeschi ai livelli pre-MLS), sono il migliore dei biglietti da visita, assieme ad un modo di fare calcio più “europeo” ma al tempo stesso slegato da alcuni concetti che in qualche caso ne hanno penalizzato il rendimento.
Che poi, ironia della sorte (o di un cognome), oggi è Antonio Conte a riproporre (per forza di cose, vista la mole di infortuni), un calcio più “italiano”, mentre ad inizio stagione aveva guardato alle idee che nel Vecchio Continente hanno fatto la fortuna dei vincitori dele ultime edizioni della Champions League. Giustamente, con De Bruyne si può essere anche più ambiziosi.
Ma mentre la musica immortale di Carosone giunge al termine, così potrebbe essere anche per il tempo a disposizione gli azzurri: non è assolutamente detto infatti che Vincenzo Italiano resti in Italy, visto l’interesse che per lui che comincia a manifestarsi oltre i confini nazionali, da parte di club con ambizioni internazionali. I risultati non hanno lingua né bandiera, sono sotto gli occhi di tutti, e se fai già un calcio europeo, il passaggio potrebbe essere quasi naturale.
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