Gianluca Rocchi, designatore arbitrale Serie A
Le polemiche arbitrali dopo Udinese-Lazio non si placano e chiamano in causa direttamente i vertici dell’AIA. Le parole di Gianluca Rocchi, tra chiarimenti tecnici e toni duri, hanno acceso ulteriormente il confronto con la Lazio.
La 17ª giornata di Serie A ha lasciato in eredità un carico di polemiche che continua a far discutere, soprattutto dopo Udinese-Lazio.
A riaccendere il dibattito è stato l’intervento di Gianluca Rocchi a Open Var, il format realizzato da Dazn con Figc, Aia e Lega Serie A, in cui il responsabile della CAN A ha analizzato gli episodi più controversi del turno, rispondendo in modo diretto alle critiche arrivate nelle ultime ore
Al centro della discussione c’è il gol di Keinan Davis, decisivo nella sfida tra Udinese e Lazio, contestato per un presunto fallo di mano. Rocchi ha spiegato come la valutazione ruoti attorno al concetto di “immediatezza” previsto dalla regola 12: “Dobbiamo fare due valutazioni, perché ci sono due tocchi di mano. Il primo a centrocampo non è punibile, il secondo è quello di Davis”.
Il nodo, però, non è tanto il tocco in sé quanto la distanza temporale tra l’azione e il gol: “Il vero problema è l’immediatezza. Qualcosa di immediato è il tocco di mano e il gol in 2-3 secondi. Davis recupera palla, fa 3-4 dribbling: questa non è mai immediatezza”. Una lettura che evidenzia la difficoltà interpretativa della norma.
Proprio su questo punto Rocchi ha ammesso le ambiguità del regolamento: “Quando le cose non sono oggettive è un problema. Non c’è un parametro o dei secondi da contare, cerchi di essere logico in quello che fai”. E ha aggiunto, assumendosi la responsabilità del messaggio: “Su questa regola andrebbe fatta chiarezza, lo dico io e me ne assumo le responsabilità, perché alle persone servono risposte oggettive”. Una clip, ha spiegato, verrà inviata all’Ifab per aprire una riflessione più ampia.
Le polemiche della Lazio, culminate in una lettera ufficiale all’Aia, hanno però alzato il livello dello scontro. Rocchi ha risposto in modo netto: “Non entro negli argomenti politici. Se qualcuno non crede alla nostra buona fede, io domani mattina lascio, senza mezze misure”. Parole forti, accompagnate dalla difesa del lavoro arbitrale: “Vengo qui e faccio sentire gli audio, i ragazzi si mettono a disposizione. Non è piacevole far sentire gli audio quando si è commesso un errore”.
Resta infine una contraddizione difficile da ignorare: la sospensione dell’arbitro Colombo nonostante il gol di Davis sia stato definito regolare sul piano tecnico. Una decisione che alimenta dubbi e confusione, dando l’impressione di una distanza tra valutazione dell’episodio e gestione disciplinare. Un paradosso che rischia di indebolire il messaggio di trasparenza che Open Var vorrebbe invece rafforzare.
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