Valentino Rossi, la confessione: “E’ stata dura rimettersi il casco e correre”

Valentino Rossi, la confessione: “E’ stata dura rimettersi il casco e correre”. Il campione di Tavullia rivela il suo stado d’animo domenica al Mugello

Valentino Rossi
Valentino Rossi (Getty Images)

Ogni qualvolta la morte si presenta a sconvolgere il mondo del motomondiale, le domande che i protagonisti si pongono sono sempre le stesse. Anzi, una su tutte diventa oggetto di polemiche e accese discussioni: era il caso di continuare a correre? In sostanza, lo spettacolo deve andare avanti? Domenica scorsa purtroppo la giovane vita di un altro campione in erba è stata definitivamente spezzata: il volto imberbe, quasi fanciullesco di Jason Dupasquier ha destato grande impressione tra osservatori e addetti ai lavori. Il mondo delle due ruote si è letteralmente spaccato in due: c’è chi come Pecco Bagnaia non avrebbe voluto correre, chi invece come Valentino Rossi considerava e considera giusto rimettersi in sella alla moto anche dopo una tragedia del genere.

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La scomparsa del pilota della Moto3 ha comunque segnato tutti i protagonisti, in primis il Dottore che lo ricorda così: “Non conoscevo personalmente Jason Dupasquier, non avevo avuto occasione di incontrarlo nel paddock, però lo seguivo in pista. Quest’anno stava andando forte, si era ripreso da un brutto infortunio ma era costantemente nel gruppo di quelli veloci”. Valentino Rossi non conosceva personalmente Dupasquier, ma ne apprezzava lo stile di guida: “Aveva uno stile aggressivo sulla moto, che insieme a quell’abbreviazione che si vedeva in tv di fianco al suo numero (JDU) mi ricordava il mitico Joey Dunlop”.

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Jason Dupasquier
Jason Dupasquier, 19 anni, al secondo anno di Moto3 (Getty Images)

Valentino Rossi, la confessione: “E’ stata dura correre, ma forse era la cosa giusta da fare”

A quel punto, meglio disputare la gara o lasciar perdere? Valentino Rossi è un sostenitore della prima opzione: “Domenica, un’ora prima della gara, è arrivata la notizia che nessuno avrebbe voluto sentire. È stata durissima mettersi il casco e salire in moto perché in un momento tutto perde senso, e ti chiedi che cosa ci fai ancora li. Forse però il miglior modo di onorare e ricordare un altro pilota è proprio correre e cercare di dare il massimo, anche se purtroppo neanche questo può cambiare il destino di chi è scomparso”.

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