Alessandro Florenzi (ANSA)
“Ho capito che era il mio turno”: Alessandro Florenzi non ha dimenticato quello che è successo in passato. Il dolore in lui è ancora forte
Trentuno anni ancora da compiere e una vita con la maglia della sua squadra del cuore alla quale ha dato tutto, anche un ginocchio. Ma il presente e il futuro di Alessandro Florenzi non saranno più con la Roma.
Un addio traumatico e doloroso, rapporti mai chiariti del tutto con i tifosi e una ferita che fa ancora male. Intervistato da DAZN, l’ex capitano giallorosso ancora una volta ribadisce che non è stata una scelta sua ma della società. E spiega quando ha capito che doveva andarsene.
“Quando mi hanno detto che non servivano più eroi per i tifosi della Roma. Davanti a me c’è stata la successione degli addii di De Rossi e Totti, ho capito che era il mio turno. L’ho fatto cercando di dare meno problemi possibili e comportandomi da professionista esemplare. L’ho accettato e sono andato avanti. L’esperienza all’estero mi ha aiutato perché non ho mai affrontato la Roma e adesso ora incontrarla in campionato è stato un po’ difficile. Non avrei mai esultato al gol”.
Da lì ha cominciato a girare l’Europa. A Valencia ha scoperto l’emozione della prima volta all’estero ed è una città nella quale tornerà. A Parigi invece è entrato in una dimensione superiore e gli è servito molto frequentare spogliatoi nei quali non si parlava italiano, lo ha aiutato a crescere
Oggi al Milan è felice e si è rilanciato, fisicamente e moralmente. “Ho trovato una bella famiglia, siamo molto affiatati. Oggi ho l’esperienza giusta per dare di consigli ma cerco sempre di imparare da chi ha più esperienza e ha vinto tanto. Do molti consigli ai ragazzi, soprattutto sui comportamenti che mi hanno aiutato sulla mia carriera”.
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E dopo la lite con Calhanoglu alla fine del derby d’andata ha anche dimostrato il suo attaccamento alla maglia. Tornandoci sopra spiega che “mi dà fastidio quando si manca di rispetto. Se avesse esultato non avrei avuto problemi, ma lo ha fatto un po’ sopra le righe. In quel momento ho avuto quella reazione “.
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