Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli dal 2004 (Foto ANSA)
C’era molta attesa per la decisione della Federcalcio sul ricorso presentato da Luigi e Aurelio De Laurentiis contro il divieto di partecipazione in più società professionistiche
La famiglia De Laurentiis come noto era stata l’ultima risorsa possibile per un Bari fallito e retrocesso tra i dilettanti in Serie D.
Quando i proprietari del Napoli, nell’agosto del 2018, assunsero il controllo del club pugliese furono accolti come dei salvatori della patria. Investirono alcuni milioni di euro. Pagarono parecchi debiti e iniziarono un lento programma di rilancio della società.
Oggi il Bari ha appena festeggiato il suo ritorno in Serie B e i De Laurentiis hanno replicato quella che fu l’operazione con il Napoli, preso da un fallimento nel 2004 e rilanciato fino all’Europa e a una squadra in grado di lottare anche per lo scudetto. Ma i De Laurentiis, che ufficialmente hanno iniziato una serie di colloqui per la cessione del Bari, hanno cercato di fare di più. Essere la prima multiproprietà italiana del calcio riconosciuta e avvallata dai regolamenti federali.
Le carte federali della FIGC vietano la proprietà di due club professionistici riconducibili alla stessa persona o a parenti (fino al quarto grado) legati a un proprietario di un altro club. Fratelli, figli, mogli, cugini e nipoti. Come Claudio Lotito, che per lungo tempo ha gestito sia la Lazio che la Salernitana fino alla promozione del club campano al massimo campionato, anche gli attuali proprietari dovranno prima o poi dovranno cedere il club. Contro questa eventualità il produttore cinematografico e suo figlio, coinvolto sia nell’azienda di famiglia che nel Napoli e oggi presidente del Bari, i De Laurentiis avevano presentato un ricorso. Che oggi è stato rigettato.
Questa la sentenza della FIGC: “Il Tribunale Federale Nazionale presieduto da Carlo Sica ha rigettato il ricorso presentato dai presidenti di Napoli e Bari, Aurelio e Luigi De Laurentiis, avente ad oggetto l’impugnazione della delibera pubblicata sul C.U. n.88/A del 1° ottobre 2021 relativamente alla modifica dell’art. 16 bis NOIF”.
Ribadita dunque la norma che vieta la compartecipazione di parenti in due club professionistici. Il rischio è un’altra retrocessione d’ufficio tra i dilettanti, stessa conseguenza che avrebbe rischiato la Salernitana. Scongiurata dopo la cessione del club – che ora appartiene a Danilo Iervolino, imprenditore che ha fondato l’Università telematica Pegaso e che ora ha numerosi interessi nel settore della comunicazione, degli eventi e della didattica a distanza.
I De Laurentiis avevano commentato pochi giorni fa l’ipotesi di una cessione del club confermando il loro impegno in società. A meno dell’arrivo di un acquirente “serio e motivato” che al momento non si è manifestato.
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