(AP LaPresse)
Il Giro d’Italia è passato da Genova per la sua 13esima tappa ma in città non tutti hanno accolto con soddisfazione alcuni aspetti del ritorno in città della corsa in rosa
Il rapporto tra Genova e il Giro d’Italia è consolidato. La corsa è passata di qui spesso, in qualche caso è anche partita da Genova. Era dal 2015 che la corsa non aveva previsto un arrivo qui, con un breve circuito cittadino.
Ma la 12esima tappa che si è conclusa nel cuore della città, con la volata sul falsopiano di via XX Settembre, l’arteria più centrale e più amata della città, è stata accompagnata anche da diverse polemiche.
La discussione riguarda il passaggio lungo Ponte San Giorgio, il nuovissimo cavalcavia che scavalca la Val Polcevera e che da alcuni mesi sorge al posto di quello che fu il Ponte Morandi. Il vecchio viadotto costruito negli anni ’60 costruito per collegare il casello di Genova Ovest all’Autostrada dei Fiori, crollato il 14 agosto del 2018 provocando 43 vittime.
Il nuovo Ponte San Giorgio, è un progetto del genovese Renzo Piano. I ciclisti lo percorrono da ponente a levante, dal casello Aeroporto a Genova Ovest, fino allo sbocco lungo la Sopraelevata, un altro dei simboli genovesi. Il ponte costruito negli anni ’50 che porta verso il centro città proprio davanti al porto antico, a Terminal Traghetti e alla Stazione Marittima.
Ma i parenti delle vittime del Ponte Morandi non hanno preso bene né quello che sembra un omaggio né soprattutto la sponsorizzazione di Autostrade per l’Italia, ben presente con il suo marchio ai bordi delle strade di Genova. “Uno schiaffo morale nei confronti delle vittime questo passaggio soprattutto per via di quelle pubblicità ben presenti anche all’arrivo della tappa” ha detto Egle Possetti, presidente del Comitato ricordo vittime Ponte Morandi.
I parenti delle vittime del Morandi avevano chiesto che la corsa passasse sotto il Ponte San Giorgio, dove oggi sorge la “radura della memoria”, dedicata alle 43 vittime, e dove sta per essere realizzato un parco. Nella stessa zona dove per far spazio al nuovo Ponte San Giorgio è scomparso il quartiere popolare realizzato prima prima ancora del vecchia cavalcavia, inaugurato nel 1967.
Per il crollo di Ponte Morandi ci sono 59 rinvii a giudizio tre lei quali molti dirigenti delle Autostrade.
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