Christian Atsu e la maledetta punizione: se non avesse segnato, non sarebbe stato lì

3 gol in Premier League, 2 nella Liga, 5 in Eredivisie, 7 nella Superliga portoghese. Uno, nel campionato turco: ma Christian Atsu non poteva sapere che sarebbe stato l’ultimo. Il ricordo dell’attaccante ghanese, scomparso nel violento terremoto del 6 febbraio e ritrovato dopo due settimane di ricerche sotto le macerie, parte proprio dal bivio delle sue ultime ore. Aveva sposato la causa dell’Hatayspor a settembre, ma solo la sera prima della tragedia aveva ritrovato una prospettiva diversa: dopo mesi di mancate convocazioni, 8 minuti in campo e il gol decisivo dell’1-0, al 97esimo minuto, su punizione.

FATALE – La sua vita è finita lì: aveva un volo per le 23, racconta un dirigente dell’Hatayspor, perché stufo dell’esperienza negativa, voleva tornare in Francia per raggiungere la famiglia. Dopo quella punizione, lo ha disdetto: pensava di poter rinascere lì e dimostrare quel talento che, ormai 10 anni fa, lo aveva piazzato tra i migliori under 23 al mondo e lo aveva fatto acquistare dal Chelsea. D’altronde 65 presenze col Ghana, con 10 gol, non si fanno per caso. A 31 anni, Christian Twasam Atsu aveva ancora voglia di giocare e di vivere, che per lui erano la stessa cosa. E se solo quella maledetta punizione fosse finita 5 centimetri più in là, sarebbe ancora tra noi a raccontare un miracolo.

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