ESCLUSIVA SI Pedro: “Messi il più grande, il mio ciclo con Pep. Inter per lo scudetto. Mou? Lo conosciamo…”

Mister Europa collezionista di trofei. Ne ha vinti tanti Pedro, per la precisione 25 in bacheca. La sua carriera è la mappa del giocatore vincente: 3 Champions League, una Europa League, 3 Supercoppe Uefa e un viaggio infinito tra fantasia e serpentine che sono la carta d'identità di una delle pedine più medagliate in attività. Un giocatore di lusso, punto chiave da utilizzare sulla trequarti per scardinare le difese avversarie. Il nostro Alfredo Pedullà l'ha intervistato in esclusiva, partendo da 'Pedro', il brano di Raffaella Carrà, diventato una sorta di tratto distintivo della sua esperienza alla Lazio: "È una canzone molto speciale per me, mi piace tantissimo e con la quale ho vissuto tanti momenti felici. Un ricordo per il mio percorso in Italia che rimarrà per tutta la vita", esordisce lo spagnolo.

Ti abbiamo visto tante volte inquadrato dopo i gol e dopo l’esultanza. Eri partecipe, insomma è una sorta di amuleto, una spinta adrenalinica, una carica che hai e trasmetti.

“Sì, penso sia stato un amuleto qui in Italia. Dopo le partite, quando andiamo sotto la Curva Nord, c’è questa canzone. Ripeto, per me è speciale. Un’esperienza che mi terrò per tutta la vita”.

Per tenere tutti i tuoi numeri non basterebbe un blocknote intero perché hai dei record e dei primati che dal mio punto di vista, a parte i 25 titoli, sono difficilmente eguagliabili. Balza all’occhio la famosa storia del 2009 quando sei stato il signore ad aver segnato in sei manifestazioni europee. Un record che Messi ha eguagliato due anni dopo.

“È stato incredibile fare quel record. Credo che all’epoca fossi il primo ad averlo fatto nella storia, poi è vero che Messi l’ha eguagliato. Eppure posso dire di averlo fatto prima di lui, immaginando quello che significa Messi nel mondo del calcio. È stato straordinario, incredibile, un’emozione molto grande. Sempre con la mano di Guardiola al Barcellona, resta speciale".

Per te non c’è mai stata partita. Quando ti hanno chiesto chi fosse il migliore al mondo, hai risposto: “Messi. Non c’è un paragone con Maradona. Per te resta il numero uno della storia?

“Per me sì, però sicuramente perché l’ho visto. I suoi numeri sono incredibili, in tutte le epoche del calcio ci sono stati tanti giocatori incredibili, come Pelé, Maradona, Cruijff, e tanti giocatori che possiamo nominare e sicuramente hanno fatto la storia di un’epoca. Come Messi ha fatto la storia di questa e come altri giocatori la faranno nel futuro. Però, per me, se devo sceglierne uno, è sicuramente Messi. Per altri saranno altri giocatori, è sempre difficile trovare opinioni univoche sul migliore perché la storia del calcio conta di tanti giocatori”.

Ti sei trattato molto bene (in riferimento ai compagni avuti al Barcellona, ndr): Henry, Ronaldinho. Si può fare una classifica? Hai un ricordo particolare? Ronaldinho è sempre stato visto come un giocoliere, quello che trasmetteva allegria. Praticamente il meglio di Santa Fé. L’allegria che trasmetteva Ronaldinho e quella che trasmetti tu a quasi 37 anni.

“Paragonarsi a Ronaldinho è difficile nel mondo del calcio”.

Ma hai vinto più trofei tu. Forse è più difficile per Ronaldinho paragonarsi a te.

“Ho avuto la fortuna d’aver vinto tantissimi trofei giocando in una grandissima squadra. Però penso che lui sia stato un giocatore spettacolare in ogni sfaccettatura. Ha cambiato la storia del Barcellona quando è arrivato. Era molto difficile: da spettatore era il giocatore che volevo osservare. Ho avuto la fortuna d’aver giocato con questi grandissimi giocatori, del calibro di Ronaldinho, Henry, Ibra, Xavi e Iniesta”.

Xavi e Iniesta li ho lasciati fuori perché fanno parte di un’altra categoria, avendo un altro ruolo. Mi è venuto in mente Ronaldinho ed Henry perché appartengono al catalogo rappresentato da Pedro. Campione del mondo nel 2010, campione d’Europa nel 2012. Possiamo dire che sono le tue medaglie indimenticabili?

“Sicuramente sì, ho sempre detto che vincere il Mondiale è il massimo per la carriera di un calciatore, è l’aspetto più elevato. È difficile e la Spagna ne ha vinto solo uno, speriamo di poterne vincere di più. Sicuramente quel trofeo è valso tantissimo”.

Quando pensi a Pedro pensi al Barcellona a quell’epoca incredibile, quella squadra imbattibile con il timbro e il marchio di Pep Guardiola. Cosa ha rappresentato Guardiola per te?

“Per me è come un padre nel calcio, ha fatto tutto per me. Mi ha fatto crescere come giocatore, dandomi l’opportunità di arrivare in prima squadra al Barcellona permettendomi di fare quello che faccio oggi. Ho imparato tantissimo a livello tecnico e tattico. L’ho sempre detto: un maestro come lui lo incontri una volta nella vita. Ha avuto questa fiducia in me quando il Barcellona si trovava in un momento delicato e difficile. Ha fatto questa scommessa con me, con Busquets e con altri giocatori della Cantera. Era difficile fare questa carriera senza di lui”.

Nel 2015 fai un gol straordinario contro la Real Sociedad e, nel 2023, recentemente, il Barcellona lo utilizza sul suo sito per presentare una partita contro il club basco. Ti ricordi quel gol com’è stato?

“Sì, lo ricordo molto bene perché è uno dei più belli che abbia fatto nella mia carriera. Mi è arrivata la palla con una traiettoria veloce, la palla si è alzata e ho potuto fare questa sforbiciata che è entrata in porta”.

Per come la racconti sembra sia stato un colpo semplicissimo.

“No no (ride, ndr), non è mai semplice fare un gol così. Ma è stato molto speciale e lo ricordo molto bene perché è l’unico che ho fatto così nella mia carriera”.

In una recente intervista hai detto: “Se mi chiamasse il Barcellona prenderei il primo aereo. Sarebbe un grande sogno da realizzare”. È soltanto un sogno?

“Sì, è vero. Alla fine è una squadra che ho a cuore, ma è difficile tornare. Ho cercato di farlo tante volte in passato, ma in questo momento è complicato. Io sto bene qua, non è una cosa che mi preme. Qui alla Lazio sto molto bene con i compagni, i tifosi e tutti quelli che mi hanno accolto nel miglior modo possibile. Sono molto tranquillo”.

Nel 2015 Pedro lascia il Barcellona per andare al Chelsea, noi siamo un po’ malati di mercato. 27 milioni più 3 di bonus. Forse pochi, considerando quello che avevi fatto in blaugrana

“Secondo me sì (sorride, ndr)”.

Per me era una cessione da 40-45 milioni in su, con i prezzi e le tariffe che girano oggi.

“Per questo dico, con i prezzi che girano oggi sembrava un po’ poco, non che in realtà lo fosse perché alla fine sono cifre sempre alte. Ma per le cifre che vediamo oggi, forse, mi sono reso conto che per il Chelsea è stato un buon affare”.

Buon prezzo per il Chelsea, condivido. Viaggeremmo dai 45 milioni in su, ma sono passati un po’ di anni. In una recente intervista Sarri mi dice che alla vigilia di Chelsea-Arsenal, finale di Europa League a Baku, che avete vinto 4-1, Zola gli chiese: “Che formazione facciamo”. Io (Sarri, ndr) gli rispondo: “Giroud, Pedro e gli altri nove li scegli tu”.

“Sì, l’ha riportato in un’intervista che ho visto. Mi ha fatto ridere perché è stata una cosa interessante e bella da dire. Io ero molto contento”.

Come nasce il rapporto con lui?

“È sempre stato bello, una persona sincera che dice sempre le cose in faccia. Questa è la caratteristica che mi piace tanto di lui. Poi ha molto carattere e punta sempre a vincere e migliorare la sua squadra, facendola progredire con passi avanti. Anche la sua idea di gioco, con il fine di mantenere il possesso e creando occasioni da gol, mi è sempre piaciuta”.

Tipica del Barcellona…

“Diciamo che è molto simile, per questo ho sempre avuto un bel rapporto con Maurizio. Mi ha sorpreso quella frase che ha detto prima della finale”.

Eh beh, mica potevi restare fuori. Ha detto anche una cosa abbastanza scontata.

“Per me è stato incredibile, dandomi un’altra possibilità di giocare un’altra finale e di vincere un altro trofeo molto importante. L’Europa League è una competizione europea molto bella da giocare, ovviamente la Champions è un’altra cosa, però penso sia un trofeo bello e quando lo vinci ti senti molto bene”.

L’editoriale che Sarri ha fatto di Pedro è il seguente: “Tecnico, rapido, disponibile. Ho un debole per questo tipo di giocatore. Ha vinto tutto, è stato sottovalutato nella sua carriera”. Che significa sottovalutato? Hai vinto 25 trofei…

“Sottovalutato no, magari sul piano mediatico non si parla tanto di me come di altri giocatori. Ma non sottovalutato, penso che la mia carriera sia stata bella. A livello mediatico, magari, si parla di più di giocatori che hanno vinto meno. Credo intendesse questo il mister”.

Al Chelsea incontri Mourinho. Come ti sei trovato con lui?

“Bene, bene. Un allenatore che ho sempre rispettato. È un tecnico forte che ha vinto tantissimi trofei in carriera. Poi l’ho trovato al Chelsea, mi ha dato l’opportunità di giocare in una bellissima squadra, pure di vincere tanti trofei al Chelsea e per questo lo ringrazio”.

Dopo il derby, finito 0-0, Mourinho dice: “Un grande giocatore, però potrebbe anche fare il nuotatore”. È la tua prossima carriera?

“Sì, sì. Quello mi fa ridere. Perché sappiamo tutti com’è Mou, l’ha fatto anche in passato. Dice una cosa, ne dice un’altra. Mi ricordo quando abbiamo vinto contro il suo Real Madrid disse altre cose, quando abbiamo battuto il suo United 4-0 (ero al Chelsea), ne ha dette altre ancora. L’anno scorso, nei derby di Roma, ne ha dette altre ancora. È sempre così, quando non parla dell’arbitro parla del calendario, di un giocatore che si butta a terra. Lo conosco molto bene, è un uomo molto divertente. L’ho presa con molto fair play perché so che utilizza le parole per stemperare la grande tensione del derby. Lo conosco molto bene, avendolo avuto da allenatore”.

Nel 2020 lasci il Chelsea per trasferirti alla Roma a parametro zero. Cosa non funziona in quell’anno? Pedro fa gol in un derby tra virgolette inutile, hai avuto qualche contrattempo fisico, non ti sei ambientato benissimo. Perché non funziona la storia d’amore tra Pedro e la Roma?

“Eh non lo so, è una sensazione strana che non avevo mai avuto in carriera. E’ chiaro che quando vai a giocare in un nuovo Paese e in un nuovo campionato, può succedere che inizialmente l’adattamento a spogliatoio, compagni, città e squadra sia difficile. L’allenatore voleva giocare con il 4-3-3, invece giocavamo con il 5-3-2 o con il 5-2-3 con Fonseca. Mi chiedeva tante cose non nelle mie caratteristiche, come arretrare il raggio d’azione per prendere il pallone. Non era nelle mie corde, ma non è una scusa perché, lo dico sempre, i giocatori importanti devono fare tutto. Sicuramente non è andata bene, ma non so per quale motivo poi sono stato mandato via. Sono cose che succedono".

Sei diplomatico come quando giochi. Una serpentina e un dribbling e mi hai spiegato perché non è andata bene. Nell’estate 2021 tirammo fuori la notizia incredibile: “Pedro dalla Roma alla Lazio”. Quanto tempo prima l’hai saputo?

“La storia è nata in conferenza stampa, perché ha detto che io ero fuori rosa. Così tante squadre hanno iniziato a chiamare, una di queste era la Lazio. Sarri in persona mi chiese: “Che succede? Ho visto che stai fuori rosa e che hai un problema con il club”. Io gli risposi che non sapevo il motivo di questa decisione del club e che mi stavo allenando con la Primavera. Mai ne avevamo parlato. Voleva capire cosa fosse successo perché, conoscendomi molto bene, sa che mi alleno sempre al massimo. Sono un professionista in questo. Per me è stato difficile affrontarlo. Quando ho visto la realtà ho iniziato a pensare a come comportarmi, parlando diverse volte con il club. Con Mourinho non ho parlato. Volevo parlare con la società, ma mi hanno detto che non era possibile”.

Quando ti chiama la Lazio decidi in 10 minuti.

“Dopo tre settimane, il mercato stava chiudendo, parlai con Sarri che mi disse: ‘Vieni qua che c’è posto per te’. Io avevo già lavorato con lui e ho colto l’opportunità di giocare in una squadra storica”.

Dopo 4 giorni giochi subito titolare a Empoli. Un nastro che riparte con una nuova storia.

“Sì, lui mi conosce molto bene e sapeva che fossi pronto per giocare e per dare una dimostrazione nella nuova avventura della mia carriera. Per questo sapeva che ero pronto a iniziare. Appena arrivato giocai titolare a Empoli, non era facile perché non avevo ancora giocato nella pre-season. Ma ho messo tanta voglia”.

Che ambiente hai trovato alla Lazio? Qual è il tuo rapporto con Lotito?

“Ho trovato una squadra che mi ha fatto rinascere, prendere molta energia e forza come giocatore. Mi sono sentito subito a casa in tutto e per tutto sin dall’accoglienza dei giocatori al primo allenamento. Anche i tifosi e lo staff mi hanno accolto molto bene. Per me è stato speciale e mi ha dato la giusta energia per dare il massimo. È andato tutto benissimo, non posso dire il contrario. Questa squadra è una famiglia, mi fa stare bene. Sono rinato, l’ho sempre detto, come giocatore e anche come persona. Nella storia della mia carriera mi ha fatto essere più forte”.

Che idea ti sei fatto di questo momento? Partite male, perdete due partite che sulla carta non avreste dovuto perdere. Poi la tendenza è: “Cerchiamo di recuperare questo gap facendo un filotto”. Ora siamo nella sosta e ripartirete con un calendario, sulla carta, più morbido. Siete ancora in tempo per recuperare questo campionato?

“Penso di sì, noi vogliamo recuperare in classifica, essere attaccati alle prime. E’ vero che abbiamo iniziato male, poi quelle due partite che sulla carta avremmo dovuto vincere, ma ogni gara è complicata e ogni partita a una storia a sé. Non conta il nome delle squadre. Vogliamo continuare su questa strada intrapresa nelle ultime partite complicate, cercando di trovare la continuità che penso stia mancando in questo momento. Abbiamo tutto per farlo, con i nuovi che sono molto forti e si stanno adattando molto bene alle richieste di Sarri. Manca questa continuità di gioco e risultati per essere lì in classifica”.

Compirai 37 anni il prossimo luglio. A Tenerife ci sono manifesti ogni giorno: "Vogliamo Pedro". Sembra una petizione popolare, manca soltanto un dibattito no-stop ogni giorno. Hai deciso il tuo futuro?

"No, non ancora, è difficile. L'età è molto importante, è l'ora di prendere una decisione per il mio futuro, ma per ora penso alla Lazio. Mancano ancora tante partite in questa stagione, dopo vedrò cosa potrò fare. Al termine di questa stagione sicuramente parlerò con il presidente, voglio parlare anche con Sarri, che spero possa continuare qui; poi vediamo cosa possiamo fare".

Pedro a 40 anni cosa farà?

"Non lo so. Ho già parlato con tanti giocatori che si sono ritirati e mi dicono che alla fine vogliono tornare nel mondo del calcio. Sicuramente immagino che questa sarà la mia strada. Non è una questione a cui penso al momento, ma sicuramente credo di continuare in questo ambiente".

Fabregas fa l'allenatore del Como. Lo era già in campo. Come lo giudichi? E Pedro può diventare allenatore?

"Non lo so, vediamo. Non voglio ancora esprimermi perché non so quale sarà la mia strada e quello che accadrà, però sono contento di vedere Cesc alla guida del Como. Sarà sicuramente un allenatore importante, per la sua mentalità, per come parla e per la forza e il carattere che ha sempre avuto. E' stato un capitano molto forte in ogni squadra in cui ha giocato, sono convinto che ricoprirà questo ruolo molto bene".

Stiamo entrando in dirittura: chi vince lo Scudetto?

"Non lo so, secondo me la squadra più forte in questo momento, e che sta giocando meglio, è l'Inter. Sta giocando molto bene, è difficile che perdano partite e punti. Vediamo alla fine, la stagione è ancora lunga. Vediamo chi lo vincerà".

Vedi una Champions equilibrata? O qualcuna davanti alle altre?

"Sì, la vedo equilibrata perché tutte le squadre forti stanno lottando per ottenere punti ai gironi. E' vero che ci sono sempre quelle 4-5 squadre fortissime che arrivano alla fine del percorso. Real Madrid, City, Bayern Monaco… Barcellona. Sono queste".

Se dovessi fare un nome?

"Il Barcellona in questi ultimi anni non è arrivato in fondo, ma è sempre una squadra fortissima. Se dovessi dirne una, beh, è difficile. Risulta sempre complicato arrivare in finale. Dico il City".

Tra i nuovi acquisti il più matto è Guendouzi?

"Non il più matto (ride, ndr). Ha una personalità diversa rispetto al resto della squadra. E' un giocatore molto interessante, sta giocando benissimo, ha molta fiducia e questa personalità da vincente. Questi giocatori mi piacciono, in campo si vede che si trova bene. Spero possa continuare così".

Tu sei scaramantico?

"No".

Il posto più bello di Roma che hai visitato?

"Molto difficile dirlo. Ci sono tanti posti bellissimi a Roma".

Il tuo angolo segreto a Barcellona quale era? Il dipinto, la tua cartolina.

"Il porto Olimpico. Andavo lì a rilassarmi, mangiando paella con amici. Era molto bello, bei momenti per me".

E a Londra?

"Sempre al quartiere di Chelsea. Mi è piaciuto tantissimo vivere là perché ho tanta vita in quei posti. Kensington, Hyde Park Inn. Dei posti che sono artistici, molto carini da visitare con amici".

Nel tuo 4-3-3 carbonara, amatriciana o gricia?

"Carbonara, per distacco".

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