James Rodriguez (ANSA)
C’è una squadra che domina la Copa America per qualità e spettacolo. La sua maglia è gialla e i suoi tifosi sugli spalti sono incontenibili. Sì. Ma non è quella che la storia del calcio ci ha abituato a pensare. Il vero Brasile, si chiama Colombia.
A Santa Clara, la Seleçao vive l’umiliazione di sentire gli olè del pubblico tra i passaggi dei Cafeteros. Un momento iconico, che ben definisce come i tempi siano cambiati. Il Brasile che conoscevamo, non c’è più. Valutazioni che vanno oltre un 1-1 bugiardo, che comunque è utile alla Seleçao per passare il turno, in virtù poi di una sola partita buona su 3. La punizione di Raphinha faceva sperare in qualcosa di diverso. Ma il calcio è materia di eccellenza per James Rodriguez e compagni. Non di certo per un Vinicius impalpabile e ammonito stupidamente, cosa che gli costerà carissimo, con la squalifica nei quarti contro l’Uruguay. Il pareggio di Munoz sul finire del primo tempo è il la per una ripresa che sa di assalto. E se solo nel recupero con Andreas Pereira il Brasile sogna un colpaccio che sarebbe stato immeritato, tutto ciò significa che in questa Copa America poco importa il blasone storico. Ma servono il coraggio delle idee, il gruppo e la qualità. Tutte doti in pieno possesso della squadra di Nestor Lorenzo. E che invece per il Brasile meno Brasile di sempre, sono solo uno sbiadito ricordo.
Francesco Letizia
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