ESCLUSIVA SI Gregucci lancia l’allarme: “In Arabia con il Mancio: la Serie A non si riusciva a vedere, la Ligue 1 sì”

Il tecnico Angelo Gregucci, fresco di ritorno dall’esperienza nella Nazionale dell’Arabia Saudita, dove è stato nuovamente il vice di Roberto Mancini – dopo aver allenato Salernitana, Alessandria ed il Frosinone Primavera – è intervenuto in esclusiva a Sportitalia.

Oltre a parlarci delle sue impressioni su questo inizio di campionato italiano, ha posto l’accento su un aspetto che dovrebbe preoccupare il sistema calcio del Belpaese: girando il mondo si è accorto di quanto sia poco seguita la Serie A a discapito non solo di Premier League e delle big spagnole e tedesche, ma anche della Ligue 1.

Riguardo la sua esperienza nell’Arabia Saudita: ha ragione Mancini a dire che manca ancora qualcosa a quel calcio per crescere?

“E’ una questione culturale, piano piano quel mondo farà dei passi avanti. L’Arabia Saudita li ha fatti in una direzione, nell’investire denaro, con una proiezione affascinante verso i Mondiali del 2034. Fra un po’ dovranno anche fare un salto di qualità. La mia domanda è: non è il caso di mandare i calciatori sauditi in campionati più importanti? I migliori sono tutti in quello saudita, ora Abdulhamid sta facendo questa esperienza alla Roma così come altri due giocatori che sono in Belgio. Forse è più conveniente, ad oggi non si sa. In quel mondo asiatico qualcuno i passi da gigante li ha fatti, il Giappone è una squadra forte, potrebbe giocarsela agli Europei, per intenderci. Infatti Minamino è al Monaco, Mitoma al Brighton, Kubo alla Real Sociedad e tanti altri”.

2 squadre in 6 punti in vetta: questa Serie A le sta piacendo?

“Il campionato italiano si dimostra ancora competitivo, ma personalmente cerco di guardare soprattutto se ci sono proposte nuove o interessanti. Una cosa mi ha stupito tanto, in negativo, in Arabia Saudita”.

Cosa?

“In giro per il mondo non è più come negli anni ’90, quando le nostre partite venivano seguite ovunque. E lo dico perché non riuscivo a vedere le partite né sui canali del Qatar, né in quelli arabi. E invece ho visto il Lille, il Brest, che pure sta facendo benissimo in Champions League. Con tutto il rispetto, è una cosa che mi ha fatto male. L’Inghilterra è vista ovunque, il Real Madrid così come il Barcellona o il Bayern Monaco sono viste ovunque per definizione, mi rifugiavo in questa risposta, dentro di me. Ma realizzare che vedere anche match non di cartello della Ligue 1 fosse molto più facile che la Serie A… ero lì a girare i tanti canali sportivi, senza successo”.

Perché secondo lei?

“Sarei curioso di capirlo anche io. Per sapere se siamo noi che chiediamo troppo, come costi, oppure se proprio non valiamo più tanto come prodotto commerciale. Non penso che una partita del nostro campionato valga di meno della Ligue 1. Mi dispiace”.

Il motivo può essere anche tattico? Si vedono più Inter-Napoli 1-1 con poche occasioni che partite come il derby d’Italia finito 4-4…

“Non lo so. Parlavo di prodotto commerciale e non sono un esperto del campo, lascio giudicare altri ecco da questo punto di vista”.

Venendo al campo, cosa trova invece di interessante dalle nostre parti?

“Ci sono dei progetti interessanti. La Juve per esempio è nella fase embrionale di un nuovo corso. L’Atalanta è nel consolidamento, penso che anche in Champions sarà dura per tutti incontrare la squadra di Gasperini”.

E la sua Lazio?

“Non mi sbilancio, perché a giugno si era all’inizio di un nuovo ciclo, dopo che si era chiuso quello precedente con la partenza di giocatori come Milinkovic-Savic, Luis Alberto, Immobile. Giocatori che hanno fatto la storia recente: nessuno poteva pensare che la Lazio avesse un’idea così forte e chiara su cosa fare. Io continuavo a dire a tutti: guardate che Baroni è bravo. A Verona ha fatto un’impresa incredibile, un miracolo sportivo ed economico, salvando la squadra e valorizzando mezza squadra che gli è arrivata a gennaio dopo una rivoluzione. Ha salvato il Verona sportivamente ed economicamente. La Lazio è bella, spensierata, gradevole”.

E può sognare lo Scudetto?

“Non voglio rispondere, per non fare il viaggio di ritorno bisogna stare attenti nelle valutazioni. Non cominciamo a dare pressioni inutili ad una squadra che è veramente spensierata nel campo. Questa squadra è nata da poco, cambia 6-7 elementi senza che il livello delle sue prestazioni cambi. E’ tanta roba”.

E l’Inter?

“Il giudizio va sospeso. E’ nettamente la squadra favorita per quello che ha fatto vedere: l’anno scorso ha monopolizzato il campionato, in Champions è arrivata in finale solo due anni fa. E’ chiamata sempre a fare meglio, ma non è facile. L’asticella l’ha alzata 2-3 anni fa e ora la difficoltà è mantenere quel livello per tutto l’anno. Ora ci troviamo a parlare delle difficoltà per un’azione andata male: il rigore di un giocatore come Calhanoglu che non aveva mai sbagliato dagli 11 metri. Se avesse segnato parleremmo di nuovo della capolista”.

Invece rimane tutto aperto con il Napoli che può ancora dire la sua.

“Il Napoli avvia anch’esso un nuovo corso, ma con condottiero come Conte che mantiene sempre la barra dritta. Con la settimana intera per preparare le partite, è uno dei migliori in circolazione. Senza le coppe di mezzo, è un avversario pericoloso per lo Scudetto. Se vuoi vincerlo, devi fare i conti con loro: Conte non è ripartito proprio da zero, ma ha resettato tutto dopo la depressione dell’anno scorso”.

Altre?

“Parlando di progetti interessanti, la Fiorentina è una squadra divertente. Attenendomi a quello che vedo, beh la società ha un’idea chiara e solida, all’inizio Palladino aveva delle difficoltà, ma non hanno mai pensato di cambiare. Così come sono stati fermi sulla convinzione del talento di qualche giocatore che in passato singhiozzava, Kean su tutti. Talento che ha sempre avuto, ma ora è valorizzato e ha fiducia. La gamba non è mai mancata, ora ha pulizia di piede e una discreta confidenza con il gol, sconosciuta a Torino”.

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