Theo Hernandez e il retroscena con il Milan
Non sono mancate le frizioni tra Theo Hernandez e il Milan, prima che il francese lasciasse il club rossonero per volare in Arabia Saudita. L’ex terzino del Diavolo ha svelato alcune cose importanti quest’oggi.
Theo Hernandez si è soffermato, alla Gazzetta dello Sport, sul trattamento ricevuto dal Milan al momento dell’addio, ma ha voluto anche fare un passo indietro concentrandosi, in particolar modo, sul suo arrivo: Quando sono arrivato c’erano Massara, Boban e Maldini, il mio idolo. Ibra è un top, ma dopo Paolo è cambiato tutto in peggio”, ha spiegato.
“Non sarebbe mai andato via dal Milan”: il pensiero sintetizzato da Theo fa ben intendere il suo stato d’animo e sui social i tifosi si sono già scatenati dopo aver letto queste rivelazioni che hanno lasciato certamente il segno nel cuore del tifo rossonero, considerando la centralità della figura del terzino francese, protagonista assoluto dello Scudetto del 2022 e non solo: “Avrei meritato un trattamento migliore. Non me l’aspettavo. Alcuni compagni mi spingevano a restare, ma quando un dirigente ti chiama e ti dice “se resti qui ti mettiamo fuori rosa” io che cosa posso fare? Cerco altro.
Entrando nel dettaglio, il francese ha dunque spiegato: “L’addio? “Mi sono sentito spaesato. L’anno scorso io e Calabria ci presentammo a Milanello con la maglia di Paolo, a qualcuno non andò bene. Hanno strappato una bandiera per nulla. A parte Ibra, la mancanza di milanismo di sente”. “.
Il francese ha spiegato anche in che modo Inzaghi l’ha convinto ad andare all‘Al Hilal: “Mi ha detto: ‘Andiamo a vincere insieme?’. So che all’Inter lo chiamavano “demone”. In campo una persona, fuori un’altra: un gentleman. Ogni tanto mi ha fatto qualche battuta sul fatto che l’anno scorso gli ho fatto perdere la Supercoppa qui a Riad, ma anche lo staff mi ricorda i derby o i duelli con Dumfries”.
Sulla domanda relativa al famoso cooling break disertato da lui e Leao, il terzino mancino ha spiegato alla Gazzetta: “È stato ingigantito. Io e Leao eravamo entrati da poco e siamo rimasti lì. Dicevano che non avessimo un bel rapporto con gli allenatori, ma non era vero. Io andavo d’accordo anche con Conceiçao. Lui era autoritario, ma la gente parlava a vanvera”.
Frase forte anche quella relativa al possibile ritorno al Milan: “Ora voglio vincere qui. Ma finché ci sono certe persone non torno”.
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