Calcio

Milan, scompare il decano dei portieri rossoneri: vinse sei trofei

Lutto per il Milan dopo l’annuncio della scomparsa di un portiere molto amato che aveva vinto tanto e lavorato per molti anni come preparatore e allenatore

Molto, molto prima di Silvio Berlusconi e della squadra che collezionò qualsiasi trofeo a livello internazionale, William Vecchi era già un vincente. Anzi, un simbolo.

(Foto ANSA)

Forse anche per quel suo volto, così riconoscibile. E per quel suo nome, così particolare. William Vecchi è scomparso a 73 anni.

Il Milan in lutto, scompare William Vecchi

Nato a Scandiano, classe 1948, Vecchi si era trasferito a Milano giovanissimo facendo tutta la gavetta da ogni singola squadra giovanile fino alla prima squadra. Aveva esordito in prima squadra come riserva del mitico Cudicini. Ma ogni volta che c’era una qualsiasi possibilità di mettersi in mostra non se la faceva sfuggire. Esordio nel 1967 vincendo subito lo scudetto, sempre come riserva. Poi due Coppe Italia, seguite da altrettante Coppe delle Coppe e dalla Coppa Campioni del 1969 completata dalla Intercontinentale. Era famoso per un vezzo. Eseguire il riscaldamento a mani nude. In alcune occasioni parava senza guanti.

Il ruolo di allenatore e talent

Fu il perfetto numero 12. Il partner ideale per Cudicini, che era il primo ad allenare sul campo e nel riscaldamento prima di ogni partita. Ma fu anche grande protagonista nella finale di Coppa delle Coppe giocata a Salonicco contro il Leeds United. Una partita durissima nella quale Vecchi fu l’eroe di giornata con alcuni interventi decisivi, in particolare su quel Joe Jordan che dopo qualche tempo avrebbe vestito la maglia rossonera.

Il Milan gli deve anche una Coppa Italia, la terza nella storia rossonera. Nereo Rocco lo volle in campo: e Vecchi parò due conclusioni straordinarie, di Haller e Bettega prima di neutralizzare tre calci di rigore ad Anastasi, Bettega e Spinosi. I compagni lo portarono in trionfo. Giocò anche con Cagliari, Como e Spal, sedici anni da professionista prima di dedicarsi a una lunghissima carriera da allenatore.

Vecchi, festeggiato in una delle ultime celebrazioni rossonere (AC MIlan)

Dopo Reggiana, Parma e Juventus – i bianconeri lo vollero per fare da chioccia a Buffon – tornò al Milan dove vinse di nuovo tutto dal 2001 al 2013: a lui si deve molto delle prodezze di Dida, così come l’esplosione e la continuità di Abbiati. Vinse tutto anche come allenatore. Aveva un occhio formidabile: fu il primo a decretare che Donnarumma sarebbe decretato un campione. E fu sempre lui a suggerirea al Milan di schierare Abbiati, scavalcando il tedesco Lehmann e Sebastiano Rossi. Quel Milan, con Zaccheroni, vinse il titolo.

Ancelotti lo volle con sé al Real Madrid per due stagioni. Uomo umile ma divertentissimo, sempre e perennemente in tuta, era spesso ospite di trasmissioni televisive nelle quali il suo parere su qualsiasi portiere diventata una sorta di marchio di garanzia. Quando vide Maignan in allemento disse “quello è un fenomeno, non ha paura di niente”.

Il Milan lo ha salutato con un post definendolo così come molti tifosi lo ricordavano ancora oggi, “l’eroe di Salonicco”.

Mauro Marchina

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