Marotta e l’erede di Inzaghi, Pioli e la rivoluzione di campo, Maignan e la vendetta silenziosa, Pogba e i 2474 giorni, Haaland e i 70 milioni. E i 10/11 di Spalletti (che non è fesso)

Le rogne abbondano, figuratevi. Tantissime in casa Inter, pensa te. Puoi goderti una vittoria in Champions almeno 5 minuti? Figuriamoci, arriva il Bologna e ti ributta in Purgatorio. Le parole di Marotta fanno discutere: “Ha stroncato Inzaghi!”. Non è così ma, certo, al tecnico serve un gran finale di stagione. L’alternativa, nel caso, ha un nome e un cognome: Thiago Motta. Piace perché costerebbe relativamente poco, piace perché conosce l’ambiente, piace per idea calcistica e prospettive. A Bologna sta dando valore a una serie di giovanotti – Lucumì (24 anni), Posch (25), Sosa (21), Cambiaso (23), Dominguez (24), Zirkzee (21) – che sembravano né carne né pesce, mentre Orsolini a 26 anni è tornato a far faville (4 gol e 2 assist nelle ultime 5 gare) dopo mesi e mesi di sonnolenza. Mica male. 

Totale, cosa deve augurarsi un tifoso dell’Inter? Personalissimo parere: deve augurarsi che il prossimo tecnico sia ancora Inzaghi, che non è il disastro che si vuol far passare. Soprattutto, vorrebbe dire che la stagione ha preso la giusta piega. In caso contrario, c’è già un papabile. 

Il Milan ha annientato l’Atalanta, ma non è questo il punto. O comunque non solo. Il punto è che Pioli è uscito dalle sabbie mobili e ci è riuscito stravolgendo la sua idea tattica. Oh, non una cosa semplice.

Non esistono le stagioni perfette e gli allenatori perfetti (oddio, il Napoli e Spalletti ci stanno facendo venire qualche dubbio…), ma esistono gli allenatori che grazie al lavoro superano le difficoltà. Pioli sta dimostrando una volta di più di essere uno con le idee chiarissime, alla faccia di chi tre settimane fa lo voleva fuori da Milanello. 

Altra cosa. Nella giornata di ieri, a un bel punto, il portiere del Milan – Mike Maignan – pubblica una storia su Instagram che lascia poco spazio all’immaginazione: “Le mie uniche droghe: fede, lavoro e vittorie”. A corredo, una sua bella foto sorridente in maglia rossonera. Se non sapete cosa ci sia sotto questa pubblicazione ve lo diciamo noi: per settimane attorno al suo nome sono girate leggende metropolitane di ogni genere, pratica barbara e comunissima nell’era social. Il fatto che l’abbia zittita il questa maniera e non con un legittimo “andate tutti affancuore” è solo una questione di (grande) stile. Bravo.

Oggi Pogba si rimette la maglia della Juve a 2474 giorni dall’ultima volta (21 maggio 2016, finale di coppa Italia con il Milan). Il Polpo non gioca una partita da 315 giorni e dal suo ritorno è costato – boh – circa 7 milioni di euro in stipendi al lordo. Questo per dire cosa? Che è ora di dare una mano. 

Haaland, che guadagna circa 50 milioncini di euro a stagione, ne prenderà circa 20 (sempre a stagione) dal suo sponsor tecnico. Fino ad oggi ne prendeva solo uno, povera stella. Questo per dire che cosa? Niente. 

Ah, un’ultima cosa: l’altro giorno Spalletti che già aveva 15 punti di vantaggio sulla seconda – l’Inter – ha scelto nonostante il colossale divario di schierare ad Empoli la stessa formazione che pochi giorni prima aveva steso l’Eintracht Francoforte (dieci giocatori su undici). Questo per dire cosa? Che ccà nisciuno è fesso e figuratevi Luciano da Certaldo.

Buonanotte. O buongiorno. O tutte e due.

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