La morte di Silvio Berlusconi ha scatenato le piu disparate testimonianze sulla sua incalcolabile importanza nella cultura del nostro Paese
A dirlo ancora quasi non ci si crede. “Silvio Berlusconi è morto“. Probabilmente la notizia più battuta dell’anno, e forse dell’intero decennio, quando finirà questa decade. Non si sa nemmeno da dove cominciare per descrivere l’importanza della sua figura nella società e nella cultura italiane. Sia nel campo dell’imprenditoria, che in quello socio-politico, che in quello sportivo.
Un factotum abituato da sempre a primeggiare. E, ovviamente, a vincere. Mai vanità – perchè Silvio amava sottolineare e ricordare i suoi successi – fu più giustificata dai grandi successi conseguiti in tutti i campi. Stiamo parlando, e forse ce ne accorgeremo sempre di più mano a mano che passano gli anni, di un vero e proprio gigante della storia d’Italia.
Nelle ore immediatamente successive alla sua scomparsa, innumerevoli personaggi della politica, dello sport, opinionisti di vario genere, e chi più ne ha più ne metta, si sono prodigati nel fornire il loro contributo alla memoria del Cavaliere. Tra questi, spicca Carlo Freccero, uno dei primi uomini a cui si affidò Berlusconi nel suo ambizioso progetto – un successo ovviamente clamoroso – di lanciare la TV commerciale in Italia. La pioneristica intuizione del futuro quattro volte presidente del Consiglio è stata esaltata dall’ex direttore di Rai2, nonchè ex direttore dei programmi di La Cinq, prima televisione privata in chiaro francese lanciata proprio dall’imprenditore milanese.
Freccero esalta Berlusconi: “Un visionario vincente”
“Abbiamo lavorato assieme, lui era un visionario vincente. È stata un’esperienza fondamentale, lui mi ha dato l’opportunità di fare il direttore di La Cinq in Francia: forse il periodo più bello della mia vita”, ha esordito l’autore televisivo ai microfoni di ‘Un giorno da pecora’.
“Berlusconi è stato una star, la sua è la morte di un’icona, e il suo funerale ricalcherà altre esequie storiche come quelle di Lady Diana. Con lui finisce il mondo fondato sul piacere e sulla seduzione, il mondo dei consumi”, ha concluso.
Forse proprio il campo, forse l’unico, in cui il Cavaliere ha sempre riscosso consensi unanimi, è stato quello dell’industria televisiva. Dell’intrattenimento, della pluralità di informazione, dell’importanza della pubblicità sia come veicolo di approvvigionamento delle stesse TV, sia come ‘guida’ nei consumi degli italiani.
Non si spiegherebbe altrimenti la stessa ammissione di un certo Massimo D’Alema, all’epoca, parliamo del 1998, segretario del PDS (già in lotta con Forza Italia per la supremazia politica nel Paese), che definì Mediaset ‘Una grande industria culturale’. Quando anche il ‘nemico’ riconosce la tua grandezza, qualcosa vorrà pur dire…