Questa Juve non trova pace

Mediocre, confusa, spenta. Ma soprattutto, ancora una volta, sconfitta. La Juve non trova pace e punti in coda a un periodo tra i più complicati del nuovo millennio bianconero. Il dato in superficie è sconvolgente, in relazione più che al blasone – termine di paragone fin troppo vago e fluttuante – alle ambizioni di inizio stagione e, più in generale, dell’Allegri bis. 7 punti in 9 partite è il primo grande ed enfatico elemento che spiega con sufficiente efficacia quanto il momento bianconero sia complicato. Se non fosse stato per quel gol di Rugani al 95’ contro il Frosinone staremmo parlando addirittura di 5 punti frutto di 5 pareggi in poco più di due mesi. Ma non serve poi tanto vaneggiare, basta la realtà. Bastano dati preoccupanti e prestazioni lontane da uno standard quantomeno accettabile.

Contro la Lazio la Juve ha subito senza quasi mai riuscire a opporsi e senza mai rispondere sul piano offensivo. Il solito isolatissimo Federico Chiesa ci ha provato, a testa bassa, abbandonato a sé stesso in un deserto di idee e di soluzioni. Quelle che Allegri ha provato ad attuare prima e durante, con tanta confusione e un po’ di frenesia a fare da sfondo. Dalla scelta di schierare De Sciglio titolare, in campo dopo quasi un anno dall’ultima volta, a quella di sostituire Chiesa, unico proiettile potenzialmente letale in un attacco che ha sparato a salve.

Per l’ennesima stagione consecutiva, i bianconeri si ritrovano costretti a sperare in un futuro migliore, a ripetersi che il domani dovrà essere diverso. Ma passato e presente ormai parlano la stessa lingua in questa che Juve che non trova pace. Non ci sono più alibi e il club – al di là delle parole di contorno – sa che deve necessariamente cambiare.

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