La fine del 2025, nonostante il tennis fosse fermo, non ha certo mancato di stupirci. Tra Alcaraz e Sinner i botta e risposta sembrano non mancare mai.
La preparazione alla stagione 2026 sta mettendo in evidenza, forse per la prima volta in maniera così netta, due filosofie opposte tra i protagonisti assoluti del tennis mondiale. Da una parte Jannik Sinner, dall’altra Carlos Alcaraz. Due numeri uno, due generazioni vicinissime, ma approcci profondamente diversi al momento più delicato dell’anno: quello in cui si costruiscono le vittorie future. Sinner ha scelto la strada della continuità. Dopo un 2025 segnato non solo dai risultati, ma anche dalle inevitabili scorie mentali legate alla vicenda clostebol, l’azzurro ha deciso di non stravolgere nulla. Stesso staff, stesso metodo, stesso percorso di crescita quotidiana.
La sua preparazione è stata impostata con l’obiettivo di arrivare al massimo della condizione già all’Australian Open, torneo in cui ormai viene considerato il punto di riferimento tecnico e mentale del circuito. Il lavoro fisico intenso, la ricerca ossessiva del dettaglio e una gestione sempre più matura delle energie raccontano di un giocatore che che ha come obiettivo quello di difendere 2000 punti di Melbourne, per poi godersi tre mesi in cui può solo guadagnare.

Dall’altra parte, sorprendentemente, è stato Alcaraz a rompere per primo gli equilibri. La separazione da Juan Carlos Ferrero, avvenuta alla vigilia della preparazione invernale, ha segnato uno spartiacque non solo nella carriera dello spagnolo, ma nell’intero panorama del tennis attuale. Una scelta coraggiosa, forse rischiosa, che arriva dopo anni di simbiosi tecnica e mentale con l’uomo che lo aveva accompagnato dai primi passi fino ai vertici del ranking.
Alcaraz sta affrontando la nuova stagione con un team rinnovato – affidato per ora a Samuel Lopez. Una mossa che divide: da un lato la libertà creativa di un talento puro, dall’altro l’assenza di quella guida costante che aveva fatto la differenza nei momenti chiave. Il 2026 quindi non sarà solo una sfida di risultati, ma anche un confronto tra modelli: stabilità contro cambiamento, metodo contro istinto. Ma secondo alcuni la scelta di Alcaraz potrebbe costare cara.
Bartoli e la profezia su Sinner e Alcaraz: “Ferrero potrebbe tornare di corsa”
A leggere questo scenario con lucidità è stata Marion Bartoli, intervenuta su RMC Sport con parole destinate a far discutere. L’ex campionessa di Wimbledon non ha parlato solo del presente, ma ha provato a guardare più avanti, immaginando cosa potrebbe accadere se l’equilibrio tra Sinner e Alcaraz dovesse rompersi nei primi mesi del 2026. Secondo la Bartoli, il punto chiave non è tanto la separazione in sé, quanto le sue conseguenze sul campo. Nei primi sei mesi della stagione, ha spiegato, Alcaraz potrebbe vivere una fase di assestamento, fatta di tentativi, aggiustamenti e nomi che ruotano attorno al suo angolo. Un periodo inevitabile quando si interrompe un rapporto così profondo. Ma lo scenario diventerebbe molto più delicato se, nel frattempo, fosse Sinner a prendere il largo.

La Bartoli non è andata tanto per il sottile: “Se non dovesse funzionare e se fosse Jannik Sinner a iniziare vincendo i primi due Slam della stagione, cioè l’Australian Open, dove Jannik è super favorito, e il Roland Garros, dove è stato a un punto dal vincere, allora richiamerà Juan Carlos di corsa: è evidente”. Il punto centrale dell’analisi riguarda la gestione tattica. Bartoli ha ricordato come Ferrero fosse una presenza costante, quasi invasiva, capace di guidare Alcaraz punto dopo punto: indicazioni sulla risposta, sulle traiettorie, sulle variazioni di servizio, sull’atteggiamento mentale. Una regia continua che oggi, senza quella figura, rischia di mancare soprattutto nei match più tirati, proprio quelli contro Sinner. Secondo l’ex tennista francese, affidarsi solo al talento non basta più.






