Wrestling in lutto: la tragedia annunciata su Instagram

Il mondo del Wrestling professionista piange una delle sue atlete che su Instagram aveva annunciato la sua voglia di farla finita

Wrestling femminile
Getty Images

Il mondo del wrestling è in lutto per la tragica scomparsa di una delle sue atlete più popolari a cavallo del nuovo secolo. Parliamo di Shannon Claire Spruill, meglio conosciuta sul ring come Daffney Unger. 

La ragazza aveva solo 46 anni ed è stata trovata morta nella sua residenza ad Atlanta, negli Stati Uniti. Una vicenda drammatica e anche raccapricciante nelle modalità: anche se le forze dell’ordine non hanno ancora confermato le cause del decesso è molto probabile che si sia trattato di suicidio.

A confermare questa tremenda ipotesi è un video pubblicato dall’ex wrestler su Instagram: prima del decesso la ragazza aveva tenuto una diretta social in cui aveva apertamente parlato di suicidio mentre teneva tra le mani un’arma da fuoco.

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Wrestling in lutto: l’appello di Daffney su Instagram prima di morire

Daffney Unger
Instagram

Una storia che, se confermata, renderebbe ancora più inquietante la morte di Daffney. Purtroppo la tendenza al suicidio sui social si sta sempre di più diffondendo e la wrestler, diventata popolare per il suo look dark, si aggiungerebbe alla lista di queste “morti annunciate”.

La “Screaming queen”, dopo aver lottato nella World Championship Wrestling dal 99 al 2001 e poi per il Total Nonstop Action Wrestling dal 2008 al 2011, si era ritirata e aveva lasciato il mondo della lotta.

Daffney ha poi scoperto di soffrire di encefalite cronica traumatica, malattia probabilmente scatenatasi a causa dei ripetuti colpi al cranio ricevuti durante la sua carriera e che è comune a molti giocatori di Football Americano.

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Nel suo video pubblicato prima di morire aveva apertamente parlato dei suoi problemi: “Capite che sono sola? Non lo capite? Non voglio fare nulla che possa danneggiare il mio cervello, voglio che venga studiato, che le generazioni future sappiano. Non fate cavolate come me!”.

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