La Juventus e la doverosa riflessione su Allegri

Il ritorno di Allegri sulla panchina della Juventus è stato un fallimento, un disastro. Ora, anzi da giovedì scorso, lo si può dire con assoluta tranquillità. Il biennio 2021-2023 della società bianconera è stato un incubo, a partire dal campo fino alle vicende fuori dal campo. Una vera via crucis che il tecnico non ha contribuito ad allietare mancando tutti gli obiettivi prefissati. E il tracollo di lunedì sera ad Empoli è solo l’ultimo episodio di una quantità innumerevole di partite in cui la Juve non è stata Juve.
Risulta perlomeno difficile se non impossibile pensare che la Juventus imposti due stagioni col solo obiettivo di arrivare al 4° posto. 

JUVENTUS, L’ALLEGRI 2 È UN DISASTRO

I numeri parlano chiarissimo: Massimiliano Allegri è tornato alla Juventus oramai due anni fa e non ha mai convinto.
In 24 mesi il suo miglior risultato potrebbe essere il 2° posto (sul campo) che la Juventus con 69 punti fatti, al netto della penalizzazione, ha raccolto. Un risultato comunque da confermare per i bianconeri che devono ancora giocare le sfide con Milan e Udinese. Poi calerà il sipario sulla seconda stagione del “secondo tragico Allegri” e forse sul binomio Allegri-Juventus. Al netto delle difficoltà di questa seconda fase di stagione, l’allenatore livornese ha collezionato 0 trofei, ha perso due finali e perso due semifinali che gridano vendetta. Ma soprattutto, e questo forse è il peccato originale in casa bianconera, non è mai stato realmente in lotta per nessuno dei due scudetti.

Un rendimento altalenante che ha visto la sua Juventus raccogliere finora 28 sconfitte (16 solo quest’anno) in due stagioni. Per dare una misura Allegri in cinque anni alla guida della Juventus nella prima esperienza accumulò 37 KO. Non va inoltre dimenticato il deficitario andamento europeo. Se Sarri e Pirlo avevano pagato entrambi la delusione agnelliana per l’uscita agli ottavi, alla mancanza di trofei il mister livornese ha aggiunto risultati europei ben peggiori. Lo scorso anno ha salutato la competizione all’altezza degli ottavi come i colleghi, quest’anno addirittura al girone. Vincendo una partita sue sei, conquistando solo tre punti in un girone che comprendeva Benfica e soprattutto Maccabi Haifa.
Numeri e fatti che, visto il contratto da potenziali 9 milioni compresi i bonus (più della somma degli ingaggi di Sarri e Pirlo), fanno passare la valutazione da semplicemente fallimentare a disastrosa. Un’eredità gravosa, un’altra, lasciata dalla gestione di Andrea Agnelli.

RIFLESSIONI

Dal 2019 ad oggi, le logiche del mercato e dell’area sportiva bianconera sono state poco chiare, a tratti controintuitive. Tra queste anche l’ostinazione di Agnelli nella riconferma dell’amico Allegri, nonostante risultati ben peggiori dei colleghi. Sarri, Campione d’Italia, e Pirlo, vincitore di Coppa Italia e Supercoppa. Si può invece capire la decisione della nuova classe dirigente bianconera di confermarlo concedendogli spazio di manovra nelle gestione tecnica. Scanavino e Calvo non sono uomini che di calcio e Cherubini, inibito, non ha potuto essere d’aiuto. L’approdo di Giuntoli in società darà una sterzata a questa situazione. Il nuovo DS avrà sicuramente una importante voce in capitolo sulla scelta del nuovo tecnico.

LA JUVENTUS NON PUÒ ESSERE OSTAGGIA DI UN CONTRATTO

Ora però è venuto il tempo dei bilanci e la Juventus tutto può fare tranne che non valutare approfonditamente il cammino di questi 24 mesi di Allegri. Valutazioni che solo una illogica decisione potrebbero portare ad una conferma. Anche perché la Juventus, al netto di tutti i guai che ha, non è certo una società tanto debole finanziariamente.E non può essere ostaggio del pur oneroso contratto di Allegri da 7+2 milioni a stagione fino al 2025.

TITOLI DI CODA

Il tempo sembra sinceramente finito, e i candidati emergenti sui quali la Juventus può puntare per rifiorire ci sono. Tudor, Palladino, Thiago Motta, Italiano, Dionisi e altri che non stiamo ad elencare sono candidati per ricostruire. Ma la sensazione è che ora l’addio di Allegri è diventato inevitabile.
Come già detto su queste pagine, l’esito non può essere diverso da una separazione: dopo due stagioni con questi risultati un allenatore non può rimanere sulla panchina della Juventus.

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