Criscitiello: “Tiago Flop e quel sogno chiamato Conte”

Il Direttore di Sportitalia Michele Criscitiello nel suo consueto editoriale del lunedì, e espone il suo punto di vista sulle tematiche che riguardano il nostro calcio ed una sessione di mercato che ha deluso vedendo l’addio del general manager giallorosso Tiago Pinto.

Di seguito la versione integrale

Tiago Pinto ha lasciato Roma, come promesso, al termine della sessione invernale di calciomercato. Una sessione brutta e povera per tutti. Nessuno ha speso e nessuno ha osato. In fin dei conti va bene cosi a tutti. Chi rischia di retrocedere doveva fare un mercato diverso, in primis Sassuolo, Udinese e Cagliari. Si è mossa bene la Salernitana ma anche da Sabatini ci si aspettava qualcosa in più. Mercato importante per il Monza che alla fine è l’unica che avrà poco da chiedere a questa stagione di metà classifica. La Roma in un mese ha perso allenatore e Direttore Sportivo. Adesso è autogestione, De Rossi è il presente ma non il futuro e il sogno Conte è destinato a restare tale. Fa specie leggere le dichiarazioni di addio di Tiago Pinto dove si dice da solo che è stato bravo e sempre da solo dice che la Roma di oggi è più forte di come l’ha presa al suo arrivo. Premesso che è tutto da vedere che questa squadra sia più forte ma dovremmo aggiungere “e ci mancherebbe” visto che ha speso 700 milioni e sono quasi tutti volati via dalla finestra senza aver patrimonializzato nulla. Purtroppo continuiamo ad affidarci a direttori sportivi stranieri ma i Presidenti devono capire che in Italia abbiamo una concezione tutta strana di fare calcio e mercato e, seppur bravi, i dirigenti stranieri nel nostro Paese fanno molta fatica. L’allenatore può essere l’eccezione ma i dirigenti che arrivano in Italia trovano un muro ma soprattutto devono combattere con una mentalità diversa. E alla fine il Direttore straniero perde, quasi, sempre. Tiago Pinto non ha valorizzato il club ha solo fatto raccolte di figurine, ha gestito malissimo Mourinho e in un colpo solo si sono annientati a vicenda. La Roma non ha futuro per come è stata costruita e serve un duo tra panchina e scrivania capace di rifondare. E per rifondare serve tempo, lo sappiamo.

Intanto la Fiorentina sta facendo fatica nel nuovo anno. Italiano sta facendo svanire la magia del girone di andata dove a Firenze hanno sognato davvero di entrare tra le prime 4. Il tempo c’è e nulla è perduto però le notti come quella di Lecce ti fanno capire che senza testa non arrivi lontano. La squadra si è smarrita ma se perdi in quella maniera a Lecce non è un problema di organico o fisico. Il problema è solo di testa. Italiano deve chiudere bene la stagione per Firenze ma anche per il suo futuro. E’ un bravo allenatore, capace, con idee e ha il futuro assicurato ma questi alti e bassi che ha durante il campionato spaventano le grandi società che lo stanno seguendo con massima attenzione. In primis Napoli e Roma che sognano Conte ma guardano alla realtà con Thiago Motta e Vincenzo Italiano. La Fiorentina ha un grande futuro grazie agli investimenti fatti dalla società però sul campo bisogna iniziare a dare continuità ai risultati. Altrimenti anche questa stagione rischia di finire nel pieno anonimato.

In chiusura un passaggio in serie B. Bari, il centro del discorso. Il calcio è strano, bello ma a volte crudele. Una società e una squadra che la scorsa estate era in serie A fino al 93’, per un gol preso allo scadere è rimasta in B e rischia addirittura di finire nei play out. Allora cosi tutti passano, in 5 mesi, da eroi ad incapaci. De Laurentiis junior era il nuovo idolo, dopo San Nicola. Polito il direttore del futuro e Mignani l’allenatore emergente di tutta la serie B. Oggi De Laurentiis jr è quasi costretto a vendere, Polito le ha sbagliate tutte e l’allenatore è stato esonerato da mesi e con lui è vicino all’addio anche il suo successore Pasquale Marino. E’ un problema di testa e di stabilità. Il Bari paga a caro prezzo il finale dello scorso campionato e quando le stagioni si mettono cosi male bisogna solo salvare il salvabile senza piangersi addosso per quello che doveva essere ma non è stato. Lo Spezia ha lo stesso problema. A volte ci sono le favole che iniziano in serie C e, per sbaglio, finiscono in serie A. Quello però è il caso del calcio. Nulla a che fare con programmazione e capacità. I rischi sono anche di fare il contrario. Parti dalla A e inizi la discesa di tutte le scale e finisci in C. Ci vuole equilibrio. Il Bari è a pezzi ma se la squadra si scioglie il rischio di finire male è concreto. Nonostante un organico da promozione diretta. 

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